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Cronaca
Il caso

L’ex podista ustionato è stato salvato con un trapianto del fegato dopo il colpo di calore dovuto ad un rogo

Evento rarissimo intercettato dai medici che hanno accolto il paziente quando presentava una temperatura corporea di 41 gradi

E’ l’ex podista astigiano Claudio Giaccone, 57 anni,  l’uomo che è stato salvato da morte certa nei giorni scorsi dai medici delle Molinette di Torino. Grazie a loro è stato sottoposto ad un  trapianto di fegato eseguito in emergenza nazionale per una gravissima insufficienza epatica insorta a seguito di un colpo di calore patito 3 giorni prima in quest’estate all’insegna del caldo e della siccità senza precedenti.
L’uomo era stato colto da malore nei pressi di casa sua in un rovente pomeriggio della settimana scorsa.

I soccorritori del 118 al loro arrivo l’hanno rinvenuto riverso a terra, privo di sensi, vicino ad un rogo di rovi e sterpaglie verosimilmente appiccato da lui stesso che lo aveva raggiunto ed ustionato gravemente. La prima temperatura corporea rilevata sull’uomo in sede di intervento è stata di 41 gradi, a prova di uno stato di cosiddetto “colpo di calore”.

«Le condizioni cliniche dell’uomo sono apparse immediatamente critiche – si legge in un comunicato dell’ospedale – tali da necessitare l’intubazione tracheale sul posto ed il trasporto in elisoccorso verso la Rianimazione dell’ospedale di Alessandria. Nelle ore successive, dopo il raffreddamento del corpo con mezzi fisici (ghiaccio sul corpo ed infusioni endovenose fredde) e l’applicazione di terapie volte a sostenere le funzioni vitali, le condizioni del paziente si sono progressivamente stabilizzate, con iniziali segni di miglioramento. Tuttavia gli indici relativi allo stato del fegato a partire da 24 ore dopo l’evento acuto hanno registrato un evidente e progressivo peggioramento».

A poco più di 36 ore dal soccorso, l’uomo non dava alcun segno di risveglio dal coma e si trovava in uno stato di grave insufficienza epatica acuta.

«I dottori Mauro Bruno e Silvia Martini della Gastro-Epatologia dell’ospedale Molinette di Torino ed il professor Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianto Fegato Molinette, sono stati quindi contattati per valutare l’opzione salva-vita di un trapianto epatico. Dopo ulteriori accertamenti testimonianti una compromissione neurologica su base metabolica ancora compatibile con l’esecuzione di un trapianto di fegato, il paziente è stato quindi trasferito (nuovamente in eliambulanza) verso la Rianimazione 2 delle Molinette diretta dal dottor Roberto Balagna, ed inserito in lista d’attesa per trapianto di fegato in ‘super-urgenza nazionale’ a circa 48 ore dall’iniziale colpo di calore.
La Rete Trapianti italiana si è immediatamente attivata e, grazie al Coordinamento del Centro Regionale Trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta (diretto dal professor Antonio Amoroso) e del Centro Nazionale Trapianti, dopo pochi minuti è stato individuato un donatore d’organi compatibile, da poco resosi disponibile ad Udine. L’équipe dei chirurghi del Centro Trapianto di Fegato di Torino si è quindi mobilitata, recandosi nell’ospedale friulano per eseguire il prelievo d’organi. Il trapianto epatico è stato eseguito nella terza giornata dopo l’evento iniziale nelle sale operatorie delle Molinette ad opera del dottor Damiano Patrono sotto la supervisone del professor Romagnoli».
Attualmente il paziente si trova ancora degente presso la terapia intensiva del dottor Balagna, ma ha già normalizzato i valori della funzione epatica e sta dando significativi, seppur iniziali, segni di risveglio dal coma.

«Per la sua estrema rarità, il quadro di severo danno epatico secondario a colpo di calore pone particolari criticità nella sua valutazione e nella sua scelta di trattamento. Quando il grado di compromissione funzionale epatica supera i limiti di non ritorno, allora inizia una vera corsa contro il tempo, alla quale solo l’eccellenza del sistema trapianti a livello locale e nazionale permette di dare una risposta efficace» commenta il dottor Giovanni La Valle, Direttore Generale della Città della Salute di Torino.

(Foto di repertorio)

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