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Cronaca

Maria Teresa Novara, 50 anni dopo: i ricordi di un cronista alla Procura sotto assedio

Quegli otto mesi visti con gli occhi del decano dei giornalisti astigiani, Luigi Garrone

Per sempre nella memoria

Fu uno dei primi casi di altissima diffusione mediatica. Per noi lo ricorda Luigi Garrone, decano dei giornalisti astigiani, oggi 94enne.

«La brutta storia di Maria Teresa Novara tredicenne di Cantarana d’Asti trovata morta asfissiata il 13 agosto 1969 in un cunicolo della cascina “Barbisa” di Canale d’Alba per me è stato l’avvenimento più lurido e più travagliato della mia lunga vita di cronista di nera. In 70 anni di attività giornalistica ho descritto milioni di avvenimenti e di personaggi: l’unico che mi è restato nella mente è la succitata brutta storia.

Una foto d’epoca di Luigi Garrone

Tutti i giornali ne scrivevano

E’ stato un avvenimento vissuto in prima persona non solo dai personaggi coinvolti nelle indagini: il procuratore della Repubblica Mario Bozzola e gli agenti della polizia di Stato (Pagella e Briacca), ma anche dal sottoscritto (corrispondente “ANSA” e “Corriere della Sera”) ed in particolare da Vittorio Marchisio (corrispondente de “La Stampa”). Il procuratore della Repubblica ci ha sempre considerati come suoi collaboratori, dandoci il compito di coordinare i rapporti con gli inviati speciali dei grandi giornali e tv che per tanti giorni hanno soggiornato all’Hotel “Salera”.

Riassunto della vicenda

In breve la storia: Maria Teresa Novara 13 anni abitante a Cantarana studentessa nella seconda media di Villafranca, per comodità, anziché tornare a casa, viveva i giorni di scuola nella famiglia dello zio materno Pasquale Borgnino, titolare della tabaccheria del paese. Due ladri di professione Bartolomeo Calleri e Luciano Rossi nella notte tra il 17 ed il 18 dicembre 1968 passando da una finestra vogliono rubare tabacchi e sigarette, ma in una camera trovano la ragazza che dorme. Credendola figlia del tabaccaio (considerato facoltoso) la rapiscono per chiedere un riscatto.
Scoperto che la giovane era figlia di poveri agricoltori dopo averla violentata l’hanno sfruttata concedendola in particolare ad attempati danarosi della zona. Nella notte del 9 agosto 1969 a Torino il Calleri ed il Rosso per sfuggire ai poliziotti che li inseguono si gettano nel Po. Il Calleri muore annegato. Il Rosso arrestato, solo dopo due giorni rivela ai carabinieri la presenza di Maria Teresa Novara nella cascina di Canale. Troppo tardi quando i carabinieri la trovano.

La fiducia di Bozzola nei confronti dei giornalisti locali

Come ho detto il fattaccio è sempre stato un mio ricordo, però a 50 anni dai fatti in particolare voglio ricordare alcuni aspetti legati alle indagini: prima di tutto voglio ancora ringraziare il dottor Mario Bozzola per la fiducia accordata a me a Vittorio Marchisio. Quest’ultimo ha collaborato anche a qualche indagine.

Bozzola alla Barbisa sul Maggiolone del cronista Marchisio

E’ stato proprio Marchisio, sul suo Maggiolone a portare Bozzola alla Barbisa appena ricevuta la telefonata del ritrovamento di Maria Teresa. Io, invece, avevo il compito di tenere i rapporti tra la procura e gli inviati speciali. Ogni giorno si teneva una conferenza stampa. Una sera il magistrato parlando con i giornalisti ha detto: “Oggi ho avuto un incontro con tutti i miei collaboratori ed abbiamo predisposto alcune iniziative che spero possano darci buoni risultati”. Allora io ho replicato: “Lei però non è stato ad Asti… Questa mattina il contachilometri della la sua auto segnava 12.400 chilometri e questa sera oltre 12.600”. “Sì Garrone – rispose – la riunione è avvenuta nella mia villa di Capriata D’Orba”.

Vacanze all’aria dopo il ritrovamento

Io il 13 agosto ero appena arrivato al mare di Borghetto Santo Spirito dove in vacanza c’era già mia moglie con i bambini: Paolo di 10 anni e Giorgio di sette anni. Erano le sette di sera quando è arrivata la telefonata di Vittorio Marchisio restato di guardia sulla piazza. “Rientra subito…” Sono immediatamente rientrato ad Asti e strada facendo (allora i cellulari erano ancora da inventare) mi sono fermato in diversi paesi per aggiornarmi utilizzando telefoni pubblici o di bar. La prima conferenza stampa alle otto del mattino.

I rischi corsi dai giornalisti non graditi

Tra i fatti più curiosi della lunga storia ricordo una telefonata che il 12 maggio del 1969 doveva arrivare dalla Svizzera. In quel periodo era corsa voce che la ragazza fosse all’estero. Attraverso nostri informatori, dislocati al centralino telefonico della “STIPEL” abbiamo appreso che alle 14 Pasquale Borgnino, tabaccaio zio di Maria Teresa era atteso al posto telefonico pubblico per una telefonata in arrivo da Basilea. Io e Vittorio ci eravamo appostati alla porta d’ingresso del centralino telefonico di Villafranca. Erano esattamente le 14 quando è arrivato il Borgnino, un uomo molto robusto e molto “allergico” nei confronti dei giornalisti. Mi ha aggredito cercando mi impadronirsi della mia “Rolleycord”. Mi ha salvato Marchisio che ha attirato l’attenzione del tabaccaio scattando la foto dell’aggressione. Mi ha lasciato per correre verso il mio collega che era proprio sulla porta del centralino telefonico. La telefonata non aveva nessun collegamento con la ragazza scomparsa.

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