Un patteggiamento fatto e voluto per evitare un’istruttoria che si preannunciava emotivamente molto dolorosa. E così hanno preferito concordare 4 mesi di pena davanti al giudice e tornare alla loro condanna più grande, quella del lutto per la perdita di un figlio.
Hanno chiuso la loro pendenza con la giustizia in questo modo i genitori di Airudin Seferovic, il ragazzino rom di 13 anni morto al Pronto Soccorso la notte che segnava il passaggio dal 2020 al 2021.
Assistiti dall’avvocato Bona, erano accusati di concorso in omicidio colposo da omessa vigilanza di minorenne.
Airudin, ultimo di sedici figli, la notte di Capodanno era fuori dalla roulotte di famiglia, nel campo rom di via Guerra, a fare festa con altri ragazzi. Un grande braciere acceso per mitigare il freddo e i ragazzi che si divertivano intorno. Insieme ai grandi alcuni dei quali, già ubriachi, hanno passato il segno.
Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Greco, erano già stati sparati alcuni colpo in segno di saluto al nuovo anno ma, ad un tratto, c’è stato lo sparo, esploso da un fucile a distanza ravvicinata che ha raggiunto il ragazzino all’addome. Una ferita gravissima che neppure i medici del Pronto Soccorso dove lo stesso padre lo aveva portato con la sua auto, hanno potuto curare. Il ragazzo è morto qualche minuto dopo l’accesso in ospedale per le gravissime lesioni ed emorragie interne.
Le indagini non hanno potuto dare un nome e un volto a chi quella notte ha sparato il colpo di fucile ferendo a morte Airudin ma, visto che si tratta di un minorenne, i suoi genitori avevano la responsabilità di vigilare sul loro figlio e di questo hanno dovuto rispondere davanti alla giustizia.
Airudin Seferovic