Ultima arringa al processo Barbarossa
«Angelo Stambè è finito in questo processo solo per il cognome pesante che si porta dietro, ma questo non basta per farne un colpevole» è stato l’incipit dell’arringa dell’avvocato Caranzano codifensore insieme al collega Ganino dell’unico fratello Stambè che ha scelto il processo ordinario e non il rito abbreviato per far emergere la sua dichiarata estraneità ai fatti che gli vengono contestati.
«E’ una figura quasi “clandestina” in questa vicenda. In quest’aula sono passate decine di testimoni, di investigatori, di consulenti e nessuno ci ha parlato di Angelo Stambè. Persino suo fratello Salvatore, che durante il processo non ha lesinato accuse a sè sesso e ad altri imputati, ha dichiarato l’estraneità di Angelo dall’operato del gruppo. Ed è stato creduto su tutto, tranne su quel punto».
Su Angelo Stambè, in realtà, pesa anche un brutto precedente, quello risalente al luglio del 2013 quando venne arrestato a bordo di un furgone carico di armi che dalla Calabria era diretto ad Asti. Per quell’episodio venne condannato e sta pagando la sua pena.
«Se già è dubbia la costituzione della locale astigiana, ancor più improbabile l’appartenenza a essa di Angelo Stambè» ha affermato Caranzano che ha anche ricostruito la “spedizione punitiva” a Praia da alcuni pregiudicati minori per uno sgarbo che avrebbero fatto in carcere allo stesso Angelo mentre vi era detenuto proprio in seguito all’arresto per le armi.
«Una vicenda che è totalmente frutto della fantasia di Salvatore Stambè: non vi è prova né dell’aggressione ad Angelo in carcere, né della spedizione punitiva a Praia».
A dicembre del 2015 Angelo Stambè, che aveva vissuto per diversi anni a Costigliole ma che all’epoca era già tornato a vivere a Vibo Valentia, passò qualche giorno dal fratello Salvatore, già intercettato.
«Ebbene, in quel periodo Angelo non parla di affiliazioni con il fratello e non incontra né il “boss” Zangrà, né alcun altro appartenente al gruppo ‘ndranghetista locale. Non ha mai partecipato alle collette per i detenuti, non partecipa alle spartizioni di eventuali profitti provenienti da attività illecita non chiede l’affiliazione del figlio che invece viene decisa lo stesso ma alla quale lui non partecipa nemmeno. E’ questo il profilo di un ‘ndranghetista appartenente a una famiglia influente sul territorio di Costigliole? Lascio ai giudici la valutazione». Ricordando, infine, che Angelo Stambè, del quale già poco si sapeva prima, “scompare” dai radar degli investigatori dal gennaio del 2016 fino all’arresto del 2018.
Per l’avvocato Caranzano e il codifensore Ganino, Angelo Stambè va assolto per non aver commesso i fatti che gli sono addebitati.
Una conclusione completamente opposta a quella della pubblica accusa che invece a carico di Stambè ha chiesto una condanna pesantissima a 13 anni di reclusione.
Stambè e Marino sono gli unici due imputati del processo Barbarossa ancora detenuti in carcere.
Daniela Peira