Ribaltata la sentenza di primo grado, ora le sei famiglie di origine marocchina dovranno restituire la palazzina al ministero della Difesa. Per la Corte d'Appello di Torino, lo stato di necessità non si può protrarre così a lungo nel tempo. Già annunciato il ricorso in Cassazione
E arrivata come una doccia fredda la sentenza della Corte dAppello di Torino depositata ieri sulloccupazione della palazzina di via Allende del Ministero della Difesa. Se in primo grado il giudice astigiano Perfetti aveva stabilito che le sei famiglie marocchine che avevano occupato gli alloggi non erano punibili perchè lo avevano fatto trovandosi in stato di necessità, i giudici torinesi hanno ribaltato la sentenza, stabilendo che non sussiste più lo stato di necessità e condannando le famiglie, oltre al pagamento delle spese processuali, anche alla restituzione della palazzina, ovvero al suo sgombero.
La palazzina di via Allende era stata costruita quando era ancora attiva ad Asti la caserma Colli di Felizzano e i suoi alloggi erano destinati ad alcuni ufficiali in servizio con le loro famiglie. Alloggi che da molti anni erano stati abbandonati, mai riassegnati nè messi a disposizione del Comune per eventuali emergenze abitative. Semplicemente quella palazzina era rimasta vuota e il Ministero della Difesa, legittimo proprietario, non si è mai occupato di essa.
Le sei famiglie marocchine sotto sfratto, due anni fa erano entrate nella palazzina, si erano scelte un alloggio ciascuna, avevano ricondizionato le abitazioni e da allora ci vivono dentro in una sorta di comune autogestita, mantenuta in ordine sia dentro che nelle parti esterne.
In primo grado, nel luglio del 2011, era appunto stato stabilito che le famiglie non potevano essere condannate per aver cercato un tetto trovandosi in mezzo ad una strada ma i giudici di Torino hanno sostenuto che lo stato di necessità non può protrarsi così a lungo nel tempo da giustificare oltre due anni di occupazione.
Lavvocato Caranzano, che ha assistito le famiglie marocchine ha già annunciato un ricorso in Cassazione oltre al coinvolgimento in questa vicenda più sociale che giudiziaria del Ministero della Difesa, della Prefettura e del Comune di Asti per trovare una soluzione che non sia lo sgombero. Sulla vicenda interviene anche il consigliere comunale Giovanni Pensabene: «A fronte di unemergenza abitativa così diffusa e di una crisi economica così pesante le proprietà pubbliche devono essere a disposizione di chi ne ha bisogno. Chiediamo un forte intervento del Sindaco e dellAmministrazione comunale a sostegno del diritto allabitare per le famiglie di Via Allende, come per quelle di Via Orfanotrofio e di tutti coloro che versano in una situazione di sofferenza abitativa».
Daniela Peira