Sempre presente in udienza
Aveva tenuto il fiato sul collo agli inquirenti durante la fase iniziale delle indagini per la paura che la morte di suo marito finisse fra i casi irrisolti; una volta iniziato il processo, si è costituita parte civile e ha mancato una sola udienza. Alle altre, invece, accanto al suo difensore, l’avvocato Mirate, era sempre presente, assistendo alla ricostruzione, passo per passo, degli elementi che hanno portato all’incriminazione dei cinque imputati. E ha assistito anche a tutti gli atti dei difensori a discolpa delle pesantissime accuse.
Il marito è spirato fra le sue braccia
E’ Cinzia Riccio, la moglie di Manuel Bacco presente in tabaccheria la maledetta sera della rapina. E’ lei che ha raccolto gli ultimi respiri di vita del marito ed è lei che è corsa dietro ai rapinatori, ha raccolto il berretto che lo sparatore ha gettato a terra e lo ha consegnato ai carabinieri, non sapendo che sarebbe stato un reperto fondamentale dell’accusa.
E se lei è stata sempre in aula, a pochi metri di distanza, nei corridoi del tribunale, c’era la madre, Adriana, che è stata accanto alla figlia in questi cinque anni di sofferenza e lutto.
«Grazie alla pm che ha difeso le indagini in aula»
«Con la sentenza di martedì si è chiusa una pagina dolorosissima della mia vita – ha commentato Cinzia Riccio – Mio marito, finalmente, può riposare in pace perché mancava un atto di giustizia per chiudere il nostro pesantissimo lutto».
Sincere le parole di elogio verso il pm Laura Deodato che ha ereditato l’indagine a due anni dall’omicidio e ha istruito il processo. «Non potrò mai ringraziare abbastanza la dottoressa Deodato che ha compiuto le indagini insieme ai carabinieri e si è battuta come una leonessa, in aula, per difenderle fino alla fine. Una grande donna che ha lavorato per dare giustizia alla morte di Manuel».
«Ogni udienza una sofferenza»
Con il passare delle ore dalla sentenza, si abbassa anche la tensione nella vedova Bacco, esile e fragile. «Non mi sembra ancora vero – diceva ancora ieri – non riesco a credere che sia tutto finito. Non devo più venire in tribunale ogni mese e guardare negli occhi chi ha ucciso mio marito. Ogni udienza è stata una grande sofferenza perché era come rivivere quella tragedia».
La sua vita adesso
Cinzia Riccio, dopo l’omicidio, aveva riaperto la tabaccheria e per un po’ di mesi aveva ripreso la sua attività. «Ma era troppo dura passare tutto il giorno nel posto in cui avevano ucciso Manuel, che è morto fra le mie braccia, lì. E poi la paura che potesse ricapitare una rapina era troppo alta, non ce l’ho fatta».
Ha ceduto la tabaccheria e attualmente è in cerca di una nuova occupazione.
«Ora, chiuso il capitolo del processo, posso cominciare a ricercare una nuova normalità, a voltare pagina. Certo il dolore per la perdita di Manuel è sempre lo stesso ma so anche che lui è sempre con me».