Durante l'udienza di questa mattina, celebrata nel Tribunale di Asti, il pubblico ministero ha chiesto una condanna pensantissima per il marito Michele, unico indagato dopo il ritrovamento del cadavere di lei nel rio Mersa
Come era ampiamente prevedibile, il pm Deodato ha formulato una richiesta per la massima pena a carico di Michele Buoninconti, luomo sotto processo per la morte della moglie Elena Ceste. Dopo oltre quattro ore di requisitoria serratissima, la pm ha concluso: Michele si meriterebbe lergastolo ma, con lo sconto per la scelta del rito abbreviato, il conto finale è di 30 anni giusti.
Per la Deodato, infatti, non solo sarebbero provati tutti i sospetti e gli indizi a carico di Michele, ma ha fermamente difeso la sua idea iniziale di un delitto premeditato (circostanza che invece non era stata condivisa dal Tribunale della Libertà cui Buoninconti era ricorso dopo la sua carcerazione). La premeditazione, secondo laccusa, deriva dalla lettura delle tempistiche degli spostamenti e delle telefonate delluomo quella mattina, dei suoi giri sotto tutte le telecamere di sorveglianza del paese di Costigliole per crearsi un alibi e, infine, la scelta meditatissima del luogo di abbandono del cadavere. Dunque per laccusa non ci sono dubbi: Michele è colpevole e deve essere condannato al massimo della pena prevista dal codice penale italiano.
Dopo una pausa di qualche minuto, il processo riprende con le parti civili: i primi a parlare saranno gli avvocati Carlo Tabbia e Abate Zaro a nome dei genitori e della famiglia di Elena cui seguirà lavvocato Donzelli a nome dellassociazione Penelope. Stamattina per la prima volta in tribunale Michele era affiancato dai suoi nuovi avvocati: Scolari di Ivrea e Marazzita di Roma. Non ha ancora chiesto di fare dichiarazioni spontanee.
Daniela Peira