Per la seconda volta i giudici ritengono i cugini Ferdinando Catarisano e Ivan Commisso gli autori dell’omicidio di Luigi Di Gianni, conosciuto con il soprannome “Gino di Foggia” freddato da alcuni colpi di fucile nel cortile della sua casa di Isola d’Asti nel gennaio del 2013 all’età di 51 anni.
Poco fa la Corte d’Assise d’Appello di Torino presieduta dal giudice Pasi ha confermato la sentenza di condanna di primo grado quando, il tribunale di Asti nella persona del giudice Giannone, al termine del rito abbreviato aveva inflitto ai due imputati 19 anni di reclusione. In Appello solo un piccolo “sconto” di pena che ha fatto passare la condanna finale a 18 anni per entrambi.
Confermati i risarcimenti e le provvisionali alle parti civili assistite dall’avvocato Rattazzi.
Alla sentenza era presenza in video collegamento dal carcere di Opera il solo Ferdinando Catarisano mentre Commisso, a piede libero, non ha mai partecipato alle udienze.
La difesa, sostenuta dagli avvocati Aldo Mirate e Maurizio Toppino, ha dato una lettura diversa dei fatti, suggerendo di cercare le responsabilità fra coloro che appartenevano al mondo dei locali notturni nell’ambito del quale la vittima lavorava da anni.
In realtà le indagini sono partite proprio di lì perché Catarisano viveva con la figlia del proprietario del night club di Strevi del quale Di Gianni era gestore occulto. Mancato l’uomo, la figlia ha ereditato il locale e sarebbe stata una pesante discussione sulla locazione mensile del night a firmare la fine tragica di Di Gianni.