Le lenzuola sul diritto alla casa tornano a penzolare dai balconi del condominio occupato di corso Volta, il “gemello” di corso Casale sgomberato due mesi fa perchè abitato da abusivi.
La storia dell’occupazione di corso Volta è ancora più risalente nel tempo, ma lo sgombero è avvenuto prima nell’altro condominio perchè vi vivevano solo una famiglia mentre tutti gli altri erano adulti con minori esigenze in tema di assistenza sociale.
Qui invece è tutta un’altra storia.
Lo spiega bene Cristina, che vive in un alloggio al quinto piano con i suoi tre bambini piccoli: «Io ho vissuto per molti anni in una casa in affitto regolare, poi sono nati i bambini, sono rimasta sola e nonostante io avessi un lavoro a tempo indeterminato non ho trovato un’altra casa, nessuno voleva darmela. Per questo sono finita qui. Viviamo in due stanze, cucinino e bagno, con il boiler che gocciola, la tinta da ridare, i sanitari in pessimo stato. Non faccio fare i lavori, perchè tanto da un momento all’altro possono mandarmi via. Ci manca spesso l’acqua, così ci siamo attrezzati per raccoglierla, quando c’è, in bacinelle e bidoni per far da mangiare e lavarci».
La sua bimba, che fa seconda elementare, mostra ai giornalisti un foglietto scritto da lei in cui chiede aiuto per la sua mamma e i suoi fratellini.
Anche Adina, che occupa un alloggio con il marito e i loro tre figli, spiega che quella è stata un soluzione di emergenza perchè, nonostante la famiglia possa permettersi di pagare un affitto seppur modesto, nessuno affitta a loro perchè stranieri e, soprattutto, perchè non avendo un contratto regolare, non possono dare garanzie.
Il riscaldamento non esiste, l’inverno passa fra stufette elettriche ed altre a pellet che però vengono usate per la sola stanza da letto, visto i costi energetici. I bambini sono spesso malati per questo e saltano scuola.
Tutti hanno fatto domanda per le case popolari, ma a nessuno di loro è stata assegnata.
Due scale, 10 appartamenti per una per un totale di 20 alloggi tutti occupati; di questi, in 14 vivono famiglie con bambini anche piccoli.
Ma ci sono anche casi di fragilità sociale, anzi di salute, come quello di Florin, 27 anni, colpito da tetraparesi spastica con invalidità al 67%. «Vivo con mia madre, prima affittavamo un alloggio vicino a Viale alla Vittoria. Quando mia madre ha perso il lavoro siamo stati sfrattati e non sapevamo dove andare, così siamo arrivati qui. Io non posso lavorare però non mi danno la pensione di invalidità».
In molti casi le persone un reddito ce l’hanno. Modesto, certo, ma sufficiente per mantenere la famiglia, solo che arriva da lavori saltuari, quasi tutti in nero, stagionali e dunque con andamenti di paghe irregolari durante l’anno. Tutto questo non consente di accedere ad affitti privati.
La paura che tutte le famiglie, soprattutto quelle con bambini piccoli, hanno manifestato è quella di uno sgombero improvviso o con un preavviso breve.
«Nessuno ci dice niente – dicono Cristina ed Adina – nessuno ha idea di quando si terrà lo sgombero e solo nei giorni scorsi sono venuti dal Comune a fare il censimento delle famiglie che vivono qui per sapere quanti eravamo e quanti bambini avevamo. Sappiamo che dobbiamo andarcene di qui, però non possiamo vivere in questa incertezza di quando sarà e come sarà. Dobbiamo anche preparare i bambini che vivono le nostre stesse angosce. Non c’è dialogo, non c’è condivisione di un percorso per uscire da questa situazione. Aspettiamo. E basta».
Tutte riflessioni riprese dal Coordinamento Asti Est che ha ricordato come fossero state fatte pressioni sull’amministrazione dell’epoca per rilevare l’intero condominio al fallimento della proprietà, una società immobiliare. All’epoca, quando si trovava in condizioni ancora molto buone, era possibile acquisirlo all’asta per circa 300 mila euro.
«La speculazione immobiliare e l’assoluta assenza di programmazione delle amministrazioni che si sono avvicendate – ha detto Samuele Gullino a nome del Coordinamento – hanno prodotto l’incertezza del futuro di famiglie e dei loro figli piccoli. E non è che il caso di corso Casale ci faccia stare tranquilli, perchè degli “sgomberati”, solo la famiglia è stata accompagnata nella ricerca di una nuova casa, tutti gli altri sono tornati per strada o hanno occupato altri alloggi».
Sempre il Coordinamento ha chiesto un incontro pubblico con il sindaco su questa vicenda e ha anticipato che verranno fatte almeno due richieste non trattabili: che non vengano smembrate le famiglie (uomini da una parte, donne e bambini dall’altra) e che il trasferimento avvenga da casa a casa, senza passaggi intermedi presso strutture di accoglienza, dormitori o altro.
Anche se si tratta di una casa provvisoria, sempre di casa dovrà trattarsi per non sconvolgere ulteriormente l’equilibrio delle famiglie e dei piccoli.
Luisa Rasero, preso atto della carenza cronica di case popolari da assegnare alle famiglie che verranno sgomberate ha suggerito di riaprire l’ex casa di risposo Città di Asti attualmente svuotata degli anziani ospiti. «Si tratterebbe di una soluzione provvisoria, certo, ma potrebbe contare su un “contenitore vuoto” della città ancora in buono stato e funzionale».