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Pista albanese per la morte di Gino di Foggia
Cronaca

Pista albanese per la morte di Gino di Foggia

Ci sarebbe una pista albanese nelle indagini condotte dai carabinieri sull’omicidio di Luigi Di Gianni, “Gino di Foggia” come tutti lo conoscevano, 53enne gestore di night ucciso da tre colpi di

Ci sarebbe una pista albanese nelle indagini condotte dai carabinieri sull’omicidio di Luigi Di Gianni, “Gino di Foggia” come tutti lo conoscevano, 53enne gestore di night ucciso da tre colpi di fucile la sera del 12 gennaio 2013 ad Isola, sul centrale corso Volpini. Un agguato. Erano le 22,30, Di Gianni era appena uscito dalla sua abitazione, aveva attraversato la strada e si era diretto verso il vialetto che porta al campo sportivo. Lì si trovava posteggiata la sua vettura, su cui stava caricando alcune buste, per poi recarsi all’Odeon Privé di Strevi, locale dell’Alessandrino che gestiva con un socio. È stato raggiunto da due colpi di fucile, quindi il tentativo di fuga, ma un terzo sparo lo ha fatto accasciare al suolo, sul marciapiede davanti a casa. E’ spirato tra le braccia della compagna Angelica.

Qualche settimana fa i carabinieri di Asti hanno diffuso un identikit del possibile assassino: un testimone si sarebbe fatto avanti per raccontare ai militari di una persona che aveva visto aggirarsi ad Isola quel sabato sera, pochi istanti prima degli spari. «Lanciamo un appello ai cittadini al fine di trovare altri testimoni che avessero notato un’auto, una Fiat Punto, transitare nel paese di Isola quella stessa sera o nelle serate precedenti», avevano fatto sapere i carabinieri dal Comando dell’Arma astigiana. E diverse segnalazioni, secondo quanto si è potuto sapere, sono arrivate ai carabinieri: persone che avrebbero fornito indicazioni su una persona i cui tratti somatici sono somiglianti al volto raffigurato nell’identikit diffuso dagli investigatori.

Segnalazioni al vaglio dei carabinieri e che avrebbero orientato le indagini sul fronte della criminalità di origine albanese. Il lavoro degli inquirenti per individuare il responsabile del delitto non si è mai fermato. Quella stessa sera i carabinieri avevano ritrovato, abbandonato a poca distanza dal luogo dell’agguato, il fucile usato dall’assassino. In breve tempo si era risaliti al proprietario dell’arma, risultato estraneo ai fatti. Le ipotesi da cui si era partiti erano quelle di una vendetta, un regolamento di conti o moventi che potessero avere a che fare con il mondo dei locali notturni. Poi la svolta delle ultime settimane, con la diffusione dell’identikit. La compagna di Di Gianni si era trovata ad assistere agli ultimi momenti di vita dell’uomo. Aveva sentito gli spari e si era affacciata alla finestra: la distanza e il buio non le avevano però consentito di fornire una descrizione precisa della figura che si allontanava a piedi. Ma aveva raccontato quanto ricordava e aveva manifestato più volte il bisogno di conoscere la verità.

Marta Martiner Testa

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