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Cronaca
Carabinieri e Procura

Rapine a Govone e Montegrosso: come si è arrivati alla rosa di arrestati

Tutta l’indagine è partita da un numero di targa preso da una delle vittime. E poi la prova forte del Dna lasciato su un passamontagna e una torcia

Un lavoro certosino di incrocio di dati, localizzazione di cellulari nei luoghi e nelle ore delle rapine e una prova regina, quella del Dna, che ha consentito di mettere in relazione un gruppo di giovani accusati di rapina.
E’ quello fatto dai carabinieri di Alba su coordinamento della Procura di Asti e che ha portato nei giorni scorsi all’arresto in carcere di Ousama Ezzar, 22 anni residente a Costigliole difeso dall’avvocato Bona, Nicola Luzza, 22 anni residente a Costigliole difeso dall’avvocato Alessia Trinchero cui sono stati applicati gli arresti domiciliari e all’obbligo di dimora per altri due ragazzi residenti uno nel Bergamasco e l’altro a Govone, difeso dall’avvocato Malabaila.
E’ da quest’ultimo che è partita l’indagine su una efferata rapina avvenuta proprio nel suo paese di residenza dove una coppia di anziani è stata colta di sorpresa dopo cena in casa nell’aprile dello scorso anno. Due rapinatori che avevano colpito a pugni il marito facendolo cadere dalle scale e facendogli perdere i sensi. Poi, puntando un pugnale alla gola, hanno costretto la moglie a consegnare soldi e gioielli presenti in casa. Nella fuga però i rapinatori hanno perso un passamontagna e le vittime sono riuscite a prendere il numero di targa di un’auto che si trovava sotto casa durante la rapina.

Le verifiche sul numero di targa hanno consentito di risalire subito  al   ragazzo, residente in paese e oggi  accusato di essere il basista della rapina. La coppia rapinata aveva dichiarato anche che in quello stesso pomeriggio, poche ore prima dell’aggressione, aveva ricevuto  in casa, per ragioni di lavoro, quello stesso ragazzo insieme al padre, totalmente estraneo alle indagini.

Nella stessa abitazione di Govone, uno dei rapinatori ha perso un passamontagna dal quale i Ris di Parma hanno estratto il profilo genetico che  appartiene ad Ezzar. Quello stesso Dna, nelle cicliche comparazioni che vengono fatte attraverso il database, risulta presente anche su una torcia abbandonata poco distante dall’abitazione di Montegrosso dove, nel settembre del 2021, era avvenuta un’altra rapina.

Molto violenta, in cui nel cuore della notte i padroni di casa erano stati svegliati e minacciati di sfregio al volto con un coltello se non avessero consegnato tutto quello che avevano. In quell’occasione i banditi avevano portato via solo i due cellulari delle vittime, ritardando così anche la richiesta di intervento delle forze dell’ordine. I carabineri, qualche giorno dopo, avevano recuperato in un campo non distante dalla casa,  una sacca e uno zaino ritrovati da un contadino e  contenenti materiale usato per la rapina.

Contenevano felpe di colore scuro, guanti, un berretto, un passamontagna, un piede di porco e la torcia. Da ogni oggetto erano  stati estratti diversi profili genetici ma all’epoca erano stati archiviati in attesa di poterli comparare con dei sospetti.

I cui nomi sono arrivati proprio durante le indagini sulla rapina più recente a Govone perchè sulla torcia sequestrata a Montegrosso era presente il Dna di Ezzar,  già rilevato sul passamontagna per la rapina di settembre. A completare la rosa dei sospetti sono stati i suoi contatti  grazie ai quali gli inquirenti sono riusciti ad attribuire il Dna per la rapina a Montegrosso a Luzza  e ad un altro complice ora residente in provincia di Bergamo.
All’interrogatorio Ezzar ha dato la sua versione dei fatti mentre gli altri hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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Una risposta

  1. BRAVISSIMI I MIEI COMPLIMENTI ALLA FORZE DELL’ORDINE ,CHE SI DANNO MOLTO DA FARE ,A CERCARE I LMALVIVENTI CHE ENTRANO NELLE CASE DELLE PERSONE SPAVENTADOLE E FACENDOLE TREMARE.
    I MIEI COMPLIMENTI .

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