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Cronaca

Salvatore: così dormo in un garage
50enne in difficoltà dopo il licenziamento

Dopo il fallimento della ditta per cui lavorava, è arrivata la cassa integrazione, poi la mobilità. Poi più nulla. La sua famiglia si è sfasciata e senza risorse ha dovuto accontentarsi di abitare nel garage di un amico. L'inverno è la stagione più dura per chi non ha un tetto sopra la testa, e nei giorni freddi chiede riparo nelle case di amici e parenti. La crisi economica è fatta anche di casi come questo…

Salvatore compirà 50 anni in estate e da due anni dorme in un garage prestato da un amico, nella zona di viale Pilone. La sua è una storia uguale a tante altre, soprattutto simile a chi ha perso il lavoro e, con esso, dignità di fronte ai figli e di fronte a se stesso. La sua vita, però, un tempo non era così. Lui era emigrato dalla Sicilia alla ricerca di un lavoro, l’aveva trovato a Villafranca e per 15 anni ha regolarmente svolto la sua mansione di operaio. Un periodo di tempo in cui ha lentamente costruito la sua vita, la sua casa, la sua famiglia, con due figli. Qualche anno fa la ditta ha portato i libri in tribunale ed è fallita lasciando i suoi dipendenti alle prese prima con la cassa integrazione, poi con la mobilità.

Poi più nulla. Così due anni fa Salvatore si è trovato senza lavoro, senza alcun sostentamento sociale seppur minimo, senza la possibilità di trovare una nuova occupazione in un periodo in cui la crisi morde forte ovunque e lui non ha più l’età per accedere a contratti di ingresso al mondo lavorativo. E crolla tutto. Finiscono i soldi per pagare l’affitto di una casa da un privato, arriva lo sfratto, si sfascia la famiglia, ci sono due bambini da aiutare a mantenere. Senza casa, per Salvatore l’unica offerta arriva da un amico che ha un garage ampio sotto casa e gliene cede una parte, dove lui appoggia un letto, si ripara con un separè di cartone e posa su una seggiola i suoi indumenti. Questa è stata la sua casa per molti mesi, fino a quando, con l’arrivo del freddo, lì è diventato impossibile resistere.

E allora riesce a ottenere piccoli periodi di accoglienza in case vere, da amici o parenti che organizzano dei ripari di fortuna per non farlo dormire al freddo. Una situazione che gli permette anche di incontrare ogni tanto i suoi figli in un luogo adatto alla loro età, ma che non può durare a lungo. «Nell’immediato chiederei una casa, anche piccolissima, in cui ripararmi –fa un appello Salvatore- e soprattutto un lavoro con il quale possa di nuovo riavere una vita modesta ma normale, come ho sempre condotto prima del licenziamento».

Daniela Peira

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