Di processi per stalking il tribunale di Asti ne vede ogni giorno. E tanti. Le storie, tristemente, si assomigliano un po’ tutte e un po’ tutte hanno tratti in comune: telefonate e messaggi ossessivi, pedinamenti sul posto di lavoro o a casa, scenate di gelosie, minacce di rivelare particolari intimi a parenti e amici quando non addirittura di divulgare foto o filmini, minacce di morte, atti vandalici.
Il caso trattato stamattina, invece, è di tutt’altro tono ma non per questo meno singolare.
Intanto perchè è stato riaperto dopo un’assoluzione dell’imputato, difeso dall’avvocato Loredana Valsia, avvenuta nel 2021 da parte dell’allora Gup Morando su stessa richiesta del pm. Insomma, a leggere gli atti senza sentire i testimoni (l’imputato aveva scelto il rito abbreviato) emergeva sicuramente un atteggiamento odioso e fastidioso dell’ex ma non al punto da ravvedere lo stalking.
Una lettura del tutto diversa da quella che venne data alla Procura generale della Corte d’Appello di Torino che aveva impugnato in Cassazione quell’assoluzione.
Così il processo è stato riaperto con un processo ordinario che si sta tenendo in tribunale e dove la ex non si è neppure costituita parte civile. Però ha testimoniato ripercorrendo quanto già riferito all’interno delle querele.
La donna ha specificato che l’ex non l’aveva mai aggredita nè minacciata direttamente, però aveva trovato un mazzo di fiori ai piedi di una croce di legno nel posto dove lei solitamente parcheggiava l’auto e aveva più volte arrecato disturbo nel negozio in cui lei lavorava oltre ad aver avvicinato le sue più care amiche chiedendo loro insistentemente informazioni e incaricandole di consegnarle delle lettere.
Ma è un particolare quello che ha colpito rispetto ai già visti comportamenti da stalker.
L’ex compagno, infatti, all’epoca dei fatti era in cura per un tumore. Anche dopo che si erano lasciati, la donna, con la quale erano rimasti in buoni rapporti, l’aveva accompagnato in un viaggio di preghiera a Lourdes e, pur non rimettendosi insieme, avevano ripreso i contatti. Per qualche mese soltanto, perchè poi lei aveva deciso di troncare del tutto anche le comunicazioni.
«Ero rimasta comunque emotivamente ancora legata a lui, visto che avevo provato un sentimento molto forte. Così sono rimasta atterrita quando ricevetti una telefonata da una comune amica che mi comunicava con freddezza che il mio ex era deceduto la notte prima. Non solo. Ha detto di essere stata incaricata da lui di riferirmi che ero stata io la causa della sua malattia e della sua morte, che mi malediceva e che ci saremmo visti all’inferno. Una telefonata che mi sconvolse. Oltretutto eravamo in pieno lockdown e feci fatica a ottenere informazioni sulla sua “morte”. Che poi si rivelò una falsa morte, visto che lui, aggiungo per fortuna, era ancora vivo».