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Corso Alba, quel fosso maledettoraccontato a tutta Italia
Cronaca

Corso Alba, quel fosso maledetto
raccontato a tutta Italia

La tragica morte di Angela Maria Sonnessa avvenuta il 29 gennaio finisce in tv in diretta nazionale. Domani mattina, mercoledì, a partire dalle 10, negli studi di Mi Manda Raitre ci sarà la figlia,

La tragica morte di Angela Maria Sonnessa avvenuta il 29 gennaio finisce in tv in diretta nazionale. Domani mattina, mercoledì, a partire dalle 10, negli studi di Mi Manda Raitre ci sarà la figlia, Sara Lo Sasso, a raccontare a tutta l'Italia come la morte di sua madre si sarebbe potuta evitare se si fossero prese alcune delle più elementari norme di sicurezza.

Angela Maria, lo ricordiamo, morì sul colpo dopo essere caduta nel fosso di scolo di corso Alba, subito prima della fermata dell'autobus di linea dal quale la donna era scesa, di sera, per fare ritorno a casa sua dopo una visita alla figlia. Secondo una ricostruzione, aveva "saltato" la sua fermata e così era scesa a quella dopo e stava tornando indietro. Si era tenuta sul marciapiede dallo stesso lato della fermata e si era diretta verso il quartiere. Non immaginando certo che, quello stesso marciapiede, ad un certo punto finiva nel nulla, o meglio in un fosso profondo tre metri. Senza parapetto, senza indicazioni, senza grate, senza nulla che riparasse da quel volo. Solo quattro giorni dopo la donna venne ritrovata, in condizioni già alterate dal tempo, dalle ferite della caduta e dal passaggio degli animali.

La Procura di Asti, allertata dai carabinieri che, a loro volta, erano stati avvisati da una passante, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e solo nei giorni scorsi ha affidato l'incarico ad un ingegnere che è andato a fare tutti i rilievi del caso. La famiglia della donna, che ancora oggi non si capacita di come si sia potuto lasciare aperto un fosso al fondo di un marciapiede senza alcuna protezione, ha chiesto che venissero accertate le responsabilità di chi doveva provvedere a mettere in sicurezza quel tratto e non lo ha fatto. Ne è seguito un rimpallo di responsabilità fra Provincia e Comune di Asti determinando poi che è di quest'ultima la competenza di quel tratto, già considerato centro urbano.

Ma quello che la signora Lo Sasso, suo marito Masimiliano Valentinetti e gli amici di famiglia oltre che alcuni residenti della zona non riescono a comprendere è che nessuno, neppure dopo quel tragico incidente, abbia pensato di mettere un riparo. Le prime transenne, abbozzate con fil di ferro arrugginito, sono arrivate solo a settembre, quando un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle di Asti (Maurizio Finotto e Luca Nardi fra gli altri che hanno anche pulito l'area dai rovi per scoprire un po' di più alla vista la voragine pericolosa) ha fatto un sit in e sollevato il problema; fino ad allora, per oltre otto mesi, l'accesso al fosso è rimasta aperta, pericolosa più che mai.

E al danno si aggiunge la beffa di un cartello ad altezza uomo che indica la presenza del fosso ma nella direzione opposta a quella in cui servirebbe. «Pensare che basterebbe una passerella che attraversasse il fosso con due ringhiere ai lati per rendere tutto più sicuro – è il commento di Davide Bava che, con la compagna Silvana Carelli sostiene Sara Lo Sasso in questa vicenda – invece nessuno si è preoccupato di evitare che qualcun altro ci cadesse dentro».
Domani, mercoledì, in diretta nazionale, la figlia di Angela Maria racconterà cosa significhi non darsi pace per una morte che si poteva evitare.

Daniela Peira

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