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Un anno dopo, due arresti per la rapina all’orafo
Cronaca

Un anno dopo, due arresti per la rapina all’orafo

Ci sono due arresti da parte della polizia astigiana per la rapina al rappresentante orafo albese avvenuta in corso Savona nel tardo pomeriggio del 6 marzo dello scorso anno. Una quindicina di agenti della Squadra mobile diretta dal commissario capo Loris Petrillo e delle Volanti, all’alba di giovedì scorso sono arrivati in un cascinale di frazione Sessant in cui vivono famiglie di etnia rom ed hanno arrestato i fratelli Valter e Beby Halilovic, di 36 e 30 anni

Ci sono due arresti da parte della polizia astigiana per la rapina al rappresentante orafo albese avvenuta in corso Savona nel tardo pomeriggio del 6 marzo dello scorso anno. Una quindicina di agenti della Squadra mobile diretta dal commissario capo Loris Petrillo e delle Volanti, all’alba di giovedì scorso sono arrivati in un cascinale di frazione Sessant in cui vivono famiglie di etnia rom ed hanno arrestato i fratelli Valter e Beby Halilovic, di 36 e 30 anni. In base alle indagini e agli accertamenti tecnici eseguiti dagli investigatori della Questura avrebbero tenuto d’occhio il rappresentante nei suoi spostamenti in alcune gioiellerie del centro città e lo avrebbero poi seguito in auto mentre si apprestava ad uscire da Asti.

«In corso Savona, poco prima dell’ingresso in tangenziale, hanno inscenato un tamponamento e lo hanno rapinato dell’auto, con all’interno il campionario dei gioielli, che aveva un valore di circa 10 mila euro», ha spiegato Petrillo nel corso di una conferenza stampa in Questura. L’auto della vittima fu ritrovata a Vigliano, mentre un’altra auto, che si ritiene essere stata usata dai rapinatori, fu ritrovata a Quattordio, seguendo le “tracce” dell’iPad che era stato sottratto alla vittima, insieme all’auto. Il rappresentante, nel tentativo di impedire il furto della sua auto, si aggrappò al veicolo e fu trascinato sull’asfalto per diversi metri, prima di cadere a terra. Riportò diverse contusioni alle gambe e alle braccia, per le quali fu curato all’ospedale di Alba.

«La rapina non era stata frutto di improvvisazione, bensì ben organizzata nei dettagli e messa in atto con un costante monitoraggio della vittima – ha aggiunto il capo della Mobile, con al fianco alcuni dei suoi uomini – Le immagini di alcuni sistemi di videosorveglianza avevano infatti immortalato due rapinatori dinanzi ad una gioielleria intenti ad osservare la merce in visione; e tra l’altro uno dei due si era anche spinto all’interno della gioielleria osservando da vicino gli oggetti in campionario. In quella circostanza il terzo uomo era rimasto all’esterno del negozio a bordo della propria auto, usata dopo la rapina come “staffetta” al fine di segnalare l’eventuale presenza di pattuglie delle forze dell’ordine».

Nella vicenda sarebbe coinvolto un altro nomade, minorenne, che avrebbe seguito il rappresentante all’interno delle gioiellerie in cui aveva portato a visionario il campionario di gioielli che aveva con sé. In occasione del blitz alla cascina di Sessant la polizia ha anche indagato due nomadi per violazione del provvedimento del Questore di Asti che vieta loro di ritornare in Asti e provincia per tre anni.

Marta Martiner Testa

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