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funerali Leandro Ferraris
Cronaca
Lutto

Viarigi, sciarpa granata sulla bara di Leo e tanti dubbi ancora da indagare

Ieri i funerali dell’ex macellaio del paese sul quale è stata eseguita l’autopsia per accertare la causa di morte e le sue condizioni prima del decesso

A distanza di oltre dieci giorni dalla morte, si sono tenuti ieri mattina, lunedì, i funerali di Leandro Ferraris, l’ex macellaio di Viarigi mancato a 85 anni.
Una settimana esatta dopo il primo manifesto affisso in paese e nei comuni limitrofi dove l’uomo era molto conosciuto sia per il suo animo che per aver tenuto a lungo la macelleria.
Primo funerale “saltato” per ordine della Procura di Asti che ha disposto l’autopsia per accertare la causa della morte.
L’esame autoptico è stato eseguito la scorsa settimana ma i risultati non sono ancora stati resi noti come non sembra ci siano iscritti nel registro degli indagati.
Solo una volta accertata la causa, che sembra da addebitare ad una morte per ipotermia, il pm Deodato, titolare del fascicolo, deciderà se procedere per ricercare eventuali responsabilità nel decesso dell’uomo.
Non è solo un’anacronistica “morte per freddo” ad aver sollevato qualche sospetto sulla morte di “Leo”, come lo chiamavano tutti in paese.
Nelle settimane precedenti il suo ricovero in ospedale per effetto di un provvedimento di TSO, dalle pagine social locali erano emersi dei particolari che, se confermati, sono a dir poco agghiaccianti sulla responsabilità di chi doveva badare a quell’uomo anziano e debilitato. Vedovo, viveva con i figli, ma quando è arrivato in ospedale portava segni, oltre che di ipotermia, anche di denutrizione e disidratazione.
Nè le indagini, nè i processi si fanno sui social ma certo è raro vedere tante accuse messe nero su bianco da parte di persone che dicono di aver contezza di uno stato di sofferenza e mancata cura dell’uomo nei suoi ultimi mesi di vita.
Ai funerali di ieri, una trentina di viarigini sono saliti alla chiesa parrocchiale per salutare il loro “maslè Leo”.
Bara di legno chiaro, copricassa di rose rosse e lilium bianchi con la sciarpa granata dell’amato Torino appoggiata sopra, i figli Alessandra e Fabio dietro al feretro. Soli.
Così come soli erano in chiesa, nel primo banco davanti al sacerdote che, nell’omelia, pur non rivolgendosi direttamente a qualcuno in particolare, ha avuto parole dure nei confronti di chi «Non usa il proprio tempo terreno per convertirsi ad una vita più improntata all’amore verso il prossimo. Che può essere un amico, un vicino, un padre che ha bisogno di cure».
Quando ha parlato dell’addio a Leandro che si porta dietro il suo “tesoro” di sofferenze da offrire nell’aldilà, ha aggiunto che di tribolazioni quell’uomo ne ha patite tante in vita.
«Dio non dimentica le sofferenze che patiamo in questa vita – ha detto – ma non dimentica neppure quando siamo stati noi lo strumento di sofferenza per altri».
Invitando a pensare sia alla giustizia terrena che a quella divina.
A Leandro almeno una sofferenza è stata risparmiata: quella di vedere la sua casa andare all’asta. Asta che è fissata per venerdì per tutta la casa e il suo ex negozio.

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