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Cronaca
Sentenza

Villanova d’Asti: 6 anni e mezzo di carcere per il capo usuraio che minacciò l’ex parlamentare Fogliato

Riconosciuto dal collegio di giudici il ruolo di spicco del torinese che prestò i soldi all’imprenditore agricolo ad interessi del 13% mensili

E’ arrivata questa mattina la condanna a 6 anni e mezzo a carico di Giovanni “Gianni” Tarsitano, l’ultimo imputato nell’indagine partita dalla denuncia dell’ex parlamentare Sebastiano Fogliato, titolare di una grande azienda agricola.

E’ l’ultimo atto, in primo grado, di una vicenda molto sofferta per Fogliato e per la sua famiglia perchè ha intrecciato difficoltà economiche a prestiti usurai cui sono seguite minacce, estorsioni e momenti di vera e propria paura.

Inizialmente gli imputati erano molti di più, ma molti hanno scelto la via del patteggiamento e del rito abbreviato.

Tarsitano no. Considerato la mente del gruppo che prese di mira Fogliato e il titolare del prestito fatto a Fogliato a tassi usurari.

Il pm Masia nella precedente udienza, in cui aveva concluso chiedendo una condanna a 8 anni, aveva parlato di un prestito iniziale di 100 mila euro con interessi mensili del 13% cui andavano aggiunti i compensi per i tanti “intermediari” che hanno messo in contatto Fogliato con Tarsitano.

Un anno di inferno, per Fogliato e la sua famiglia che, ad un certo punto, andò anche a vivere lontano da Villanova per paura di ritorsioni dei violenti del gruppo che avevano pesantemente minacciato l’ex parlamentare.

L’ex parlamentare, presente alla lettura come a tutte le udienze che si sono tenute, non ha voluto fare commenti sul merito della sentenza, ma ha voluto ringraziare le forze dell’ordine, gli investigatori, la Procura, il suo avvocato e tutti coloro che hanno lavorato al caso dopo la sua denuncia.
«L’intento di questo gruppo di persone era di portare via le aziende a chi si trovava in difficoltà – ha detto – ma le indagini della Guardia di Finanza guidata prima dal pm Dentis e poi dal pm Masia hanno consentito di portare prove schiaccianti confermate dalle sentenze. A chi dice che la giustizia in Italia non funziona mi sento solo di dire che è una critica profondamente ingiusta. Nel mio caso, invece, la denuncia ha fatto il suo corso».

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