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Entusiasmo per il primo Festival del Medioevo Astese. L’assessore Candelaresi: «Seguiranno altre edizioni»

Esordio più che positivo per la manifestazione culturale che ha voluto mettere al centro del dibattito il periodo più importante per la storia della nostra città

Quello trascorso è stato per Asti un fine settimana incentrato sul Medioevo, non solo per il tradizionale “Arti e Mercanti”, ma anche per la chiusura della prima edizione di “Festival del Medioevo Astese”, un interessante approfondimento di argomenti legati all’epoca e voluto con forza dall’assessore alla Cultura Paride Candelaresi. Alla conferenza conclusiva, intitolata “Cronache di Asti nel Medioevo”, relatore è stato il professor Marino Zabbia, docente di Storia Medievale all’Università di Torino. Presenti in biblioteca, tra gli altri, l’assessore e l’avvocato Alberto Bazzano, presidente Rotary Asti, associazione che ha sostenuto il progetto. Candelaresi ha esordito ringraziando i quattro “pilastri” che hanno permesso la realizzazione del Festival: Barbara Molina, dell’Archivio storico, Donatella Gnetti, già direttrice della biblioteca, Maresa Barolo, tra le più grandi esperte di Storia dell’Arte locale e Medievale e il professor Ezio Claudio Pia, noto medievalista.

«Un primo Festival fortunato, – ha aggiunto Candelaresi – nato dalla considerazione di come Asti fosse, nel Medioevo, un centro di importanti relazioni politiche ed economiche; un’edizione cui ne seguiranno altre con la speranza di attirare attenzione e farci conoscere anche fuori dai confini astigiani». «Un Festival che ci ha regalato momenti di grande cultura» ha commentato Bazzano presentando il prof. Zabbia. «Oggi la storia è una materia scolastica – ha sottolineato quest’ultimo – e ciò avviene dagli anni ’70 ’80 dell’Ottocento, ma gli storici esistono da circa 2500 anni e grazie anche alle loro scritture possiamo conoscere il passato». Il professore, esperto cronachista medievale, ha quindi descritto la situazione di chi scriveva la storia durante il basso Medioevo per poi portare esempi locali: «All’inizio questi autori, che erano persone colte (ad esempio frati) ma non grandi intellettuali, registravano semplicemente i fatti del tempo».

È nel XII secolo che i notai, proprio grazie al loro lavoro, diventano testimoni credibili e subentra la necessità di mettere ordine nei fatti, si selezionano le fonti, dal latino si passa al “volgare” e ai notai e frati si aggiungono i mercanti. Anche gli argomenti si arricchiscono, non più solo guerre, ma episodi futili, tratti autobiografici e memorie domestiche». Tra i cronisti astigiani Guglielmo Ventura, mercante e storico, che scrisse un Memoriale dove, oltre alla storia locale ed europea, inserisce il suo testamento con raccomandazioni verso i figli e i cittadini. Insomma, un numero zero del Festival con ospiti e appuntamenti di alto livello, tra cui la lectio magistralis del professor Franco Cardini, che di certo ha entusiasmato molti astigiani interessati ad approfondire un periodo storico fondamentale per la città.

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