In ogni società diritti e doveri devono trovarsi in equilibrio. Il cittadino che non ha diritti, oppure non è in condizioni di esercitarli, è uno schiavo o un suddito. Quello che al contrario ha
In ogni società diritti e doveri devono trovarsi in equilibrio. Il cittadino che non ha diritti, oppure non è in condizioni di esercitarli, è uno schiavo o un suddito. Quello che al contrario ha diritti ma si comporta come se non avesse doveri è una figura inquietante e molto attuale: è un "piccolo tiranno", che quotidianamente rivendica ciò che gli spetta calpestando, al contempo, la libertà altrui; dall'evasione fiscale alla prepotenza al volante, l'individuo in questione mette in pratica tutti quei comportamenti che, oggi, rendono insopportabile o quantomeno difficile la vita di ciascuno di noi.
Questo uno dei concetti chiave, brillante per immediatezza e sintesi, esposti dal docente Maurizio Viroli lunedì, all'Uni-Astiss, nella conferenza introduttiva al Master in Civic Education che nei prossimi mesi coinvolgerà una ventina di studenti di tutta Italia presso la struttura in piazzale De Andrè. Dopo i saluti del presidente di Ethica Giovanni Periale, l'incontro è subito entrato nel vivo con il riferimento al celebre affresco "Allegoria del buono e del cattivo governo", realizzato a Siena da Ambrogio Lorenzetti.
«La città guidata e abitata da persone corrotte è decadente negli edifici e fallimentare nel commercio, poiché tutte le botteghe sono chiuse a eccezione di quella dell'armaiolo ? ha spiegato Viroli ? Domina il "timor", la paura, e la giustizia è stata sottomessa alla tirannide perché i governanti stessi operano per il bene proprio anziché il bene comune. Al contrario, la città ben governata è prospera e sicura». Strano Paese, l'Italia; nel quattordicesimo secolo c'era chi esponeva con chiarezza e lucidità questi punti di vista, oggi siamo ufficialmente il Paese più corrotto dell'Unione Europea.
Ed è qui che entra in gioco l'educazione civica, di cui secondo l'illustre docente il nostro paese ha particolare bisogno: «Serve la consapevolezza razionale del problema e la capacità di far crescere, soprattutto nei più giovani, determinate passioni. Le stesse che a volte offuscano lo sguardo, ma possono spingere ad agire per cambiare: la repulsione per il vivere servo, l'amore per la bellezza, l'amor di patria in senso mazziniano, desiderio di vivere in una comunità di uomini liberi e uniti; e poi lo sdegno verso chi offende i principi di base, il senso dell'onore in quanto rispetto per le persone moralmente degne, infine la giusta ambizione di chi vuole distinguersi per saggezza e coraggio». L'educazione civica, insomma, come dibattito e continua ricerca, contrapposta agli indottrinamenti di chi impone, indiscusse, le stesse tesi ripetute all'infinito.
Fulvio Gatti