E' stato più il passaparola che un'azione pubblicitaria ben organizzata a far portare i visitatori alla Fiera del tartufo di Asti di domenica scorsa e dunque è ora di rivisitare il format e
E' stato più il passaparola che un'azione pubblicitaria ben organizzata a far portare i visitatori alla Fiera del tartufo di Asti di domenica scorsa e dunque è ora di rivisitare il format e di dargli la giusta visibilità. A questa conclusione è arrivata Confagricoltura che della fiera del tartufo è stata una protagonista, con l'allestimento del Villaggio Verde in piazza San Secondo per omaggiare l'arrivo del "cibo degi re". «Ma la manifestazione, nel suo complesso, non ha saputo coinvolgere appieno la cittadinanza anche a causa di un'insufficiente campagna pubblicitaria – si legge in una nota dell'associazione di agricoltori – Aveva tutte le caratteristiche per riconfermarsi veicolo di promozione delle eccellenze enogastronomiche lcoali ma invece è riuscita solo in parte a confermare le attese».
In piazza San Secondo erano presenti aziende di Asti, Alessandria e Vercelli aderenti a Confagricoltura e alle sue "sezioni" Anga (giovani imprenditori) e Agriturist (il circuito degli agriturismi). «E' inammissibile che solo una stretta minoranza fosse a conoscenza di un evento con respiro nazionale – è il commento di Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura di Asti – Era necessaria un'adeguata campagna promozionale. Chiederemo presto un incontro con l'amministrazione comunale per rivedere insieme il progetto. Serve una riforma che consenta alla manifestazione di arrivare al livello della fiera di Alba».
Parzialmente deluse, dunque, le aspettative delle aziende in piazza che si erano organizzate per un afflusso minimo di 5 mila presenze e un target di 500 coperti da servire. Ristorazione di qualità e valorizzazione dei prodotti nostrani erano gli obiettivi che si erano posti tutti i produttori Confagricoltura presenti in piazza domenica scorsa con una particolare attenzione alla filiera della carne, messa pesantemente sotto attacco dallo studio dell'Airc-Oms sul suo rischio cancerogeno. Oltre a spiegare ripetutamente che quella ricerca si riferisce a consumi molto più alti di quelli della media italiana e con prodotti molto meno controllati e buoni, Confagri ha lanciato in piazza l'Hashtag #iostoconAllevatoinPiemonte che rappresenta una campagna di contro informazione sul metodo di allevamento della carne di razza piemontese, sul controllo degli allevamenti, sulla salubrità di un prodotto che ha una piena tracciabilità.