Nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbero quasi intercorse due Adunate Nazionali degli Alpini, ad Asti, per rivedere aperto Palazzo Alfieri
Nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbero quasi intercorse due Adunate Nazionali degli Alpini, ad Asti, per rivedere aperto Palazzo Alfieri. Però è successo e, quando venerdì pomeriggio le autorità hanno tagliato il nastro di Casa Alfieri – questa volta non per una cena di gala – Asti è tornata in possesso di uno dei suoi luoghi simbolo: la casa dove nacque e visse, per pochi anni, il cittadino più illustre. Palazzo Alfieri è per molti ragazzi un posto del tutto ignoto di cui avranno sentito parlare, nella migliore delle ipotesi, dai loro genitori rivangando ricordi lontani. Un edificio che, questo è l’auspicio di tutti, non avrà più quell’imponente portone chiuso, unico, ma invalicabile ostacolo, tra gruppi di turisti e la voglia di scoprire il poeta astigiano.
Cosa si vede e cosa manca
Palazzo Alfieri è finalmente aperto, ma non ancora del tutto completato. La visita inizia dallo scalone d’onore, entrando sulla destra: un tappeto rosso accompagna i visitatori al primo piano, nella sala che serve a conoscere chi fosse la famiglia Alfieri anche attraverso due pannelli interattivi collocati lungo la parete. Un busto di Vittorio guarda severo i visitatori indicando la strada al passaggio nella torre, attraverso un ponte trasparente. Si aprono così le stanze che raccontano la giovinezza di Alfieri, gli anni della formazione, un’altra riguarda i suoi viaggi attraverso l’Europa e la si riconosce dalla grande carrozza, affissa alla parete, che è stata il mezzo di trasporto più usato dall’Alfieri. Un percorso ideale che conduce fino alla sua morte raccontata da un pannello sul quale è stata ricostruita la tomba in Santa Croce, a Firenze.
Si entra così nella Sala del Podio, il locale più grande dell’edificio, dedicato al teatro e alla fortuna avuta dall’Alfieri anche grazie al compianto maestro Eugenio Guglielminetti. E ancora, postazioni multimediali, proiezione di film in bianco e nero, rigorosamente in costume (alcuni dei quali esposti nel museo) e, infine, la sala che collega Palazzo Alfieri con le altre Case dei poeti italiani. Aperta la terrazza, la balconata e la scala “di servizio”, quella cui è stato aggiunto l’ascensore per consentire anche ai disabili di poter raggiungere il piano superiore. C’è poi il punto informativo, dove si può firmare il registro dei visitatori o acquistare materiale su Alfieri, Asti e guide al territorio.
Ad oggi Palazzo Alfieri è però quasi del tutto privo di arredi e tappezzerie: in particolare, pur essendo visitabili, non sono ancora state allestite le stanze del poeta, dove nacque, ovvero una fedele ricostruzione di cosa si sarebbe visto all’epoca entrando a Casa Alfieri. Gli arredi dovrebbero essere pronti e allestiti entro settembre, quando la Douja d’Or sarà ospitata anche in questa sede ufficializzando, di fatto, l’intenzione del sindaco di adibire i palazzi storici, a cominciare da Casa Alfieri, a location di eventi che li facciano vivere e conoscere.
L’Alfieri spiegato agli alpini
Sabato mattina, secondo giorno dell’Adunata Nazionale, molti alpini hanno voluto visitare il museo trovando, all’uscita, Gianfranco Monaca, uno dei massimi esperti astigiani del poeta insieme a Carla Forno (direttrice della Fondazione Alfieri). Un gruppo di alpini veneti, incuriositi dal trageda, hanno appreso da Monaca particolari della sua vita e letto con lui un brano tratto da “Della tirannide” (1777). Un’opera politica di grande attualità, come spiegato da Monaca che con le sue interessanti osservazioni ha saputo attirare l’attenzione dei presenti, rendendo la visita a Casa Alfieri una piacevole, quanto istruttiva, parentesi della permanenza in città.
Palazzo Alfieri sarà visitabile gratuitamente fino al 5 giugno, dal venerdì alla domenica con orario 14-19. Maggiori informazioni sono reperibili sul sito della Fondazione Alfieri, www.fondazionealfieri.it
Riccardo Santagati