“Il mio compleanno” è il titolo del nuovo singolo del cantautore astigiano Beppe Giampà e assomiglia a un regalo che l’artista ha voluto farsi, decidendone l’uscita sulle piattaforme digitali il 2 febbraio, giorno del suo 45esimo compleanno.
Un regalo sì, perché il brano è una parentesi con una giusta dose di goliardia per un artista che ha fatto della poesia in musica la cifra del suo stile.
“Il mio compleanno” è la traduzione del pezzo “Mijn Verjaardag” del cantante belga Guido Belcanto, molto famoso appunto in Belgio. Un brano in cui esce allo scoperto l’anima ritmata di Beppe Giampà.
«Ho conosciuto artisticamente Belcanto in Belgio», racconta. «Nessuna conoscenza diretta, solo mediata dalla radio. Ascoltandolo mi ha subito preso molto perché il bello della musica prescinde dalla lingua, ne intendi l’intensità con immediatezza. Un po’ come quando si è piccoli e si canta una canzone in inglese senza capire una sola parola del testo».
Giampà ha così voluto tradurre quasi letteralmente questa ballata country e “il Re del canto fiammingo della vita” – così è soprannominato in patria Belcanto – dal Belgio ha apprezzato molto l’attenzione dell’artista nel tradurre in italiano il suo brano.
Il singolo è stato registrato nello studio Fonderie Foniche di Manuel Daniele e prodotto da Gianluca Guzzetta per Senza Base Records.
Gli album
A novembre scorso l’artista ha pubblicato l’album “La porta del mondo” che riprende, a sette anni di distanza, il lavoro dell’album “I mattini passano chiari”. In occasione del 70esimo anno dalla morte di Cesare Pavese Giampà riprende il lavoro in musica fatto con le poesie dello scrittore nell’album precedente.
Perché? Perché, come spesso accade grazie al confronto con le persone, un artista cambia e in sette anni gli incontri e i live fatti – quando si potevano fare – l’hanno arricchito umanamente, accendendo il desiderio di tornare su Pavese e ancora su quelle tracce, umane e musicali.
«Ho voluto rinfrescare e rendere più intimista quelle atmosfere, aggiungendo due tipi di pianoforte e nuovi reading. L’album è concettualmente diverso dal precedente. Hanno in comune certo quel filo conduttore che è il territorio senza mai cadere nel campanilismo perché cerco di parlarne come se fossi distaccato dai luoghi a cui tanto sono vicino».
Andando a ritroso nella discografia di Giampà, le parole e la poesia sono gli elementi su cui l’artista si concentra di più. L’album “Della fatal quiete” contiene dieci poesie musicate di alcuni dei più importanti poeti nati nell’800. Un secolo che riesce a fare coesistere in musica Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi e Dino Campana con la sua “La petite promenade du poète”, un poeta che cammina in strade solitarie.
Metafora di questi tempi la poesia di Campana, oggi che gli artisti sono senza il loro pubblico dal vivo.
L’assenza del pubblico
«Il pubblico mi manca molto, quando scrivo il primo esperimento è con il pubblico. È dal live che capisci molte cose. Ho fatto pochi streaming in questi mesi perché non c’è lo stesso coinvolgimento».
Beppe Giampà ama cantare ciò che ama e apprezza, che sia una poesia o una pagina scritta, cerca di portarla nel suo mondo e farla vivere anche in musica.
«Lo scopo di un artista è rendere felici le persone, ma anche attente, mostrando le cose da un altro punto di vista. Siamo tramiti verso la bellezza che si chiama arte. Abbiamo tutti bisogno di bellezza artistica e delle emozioni che scatena».
Intanto Beppe Giampà continua a cercare bellezza tra i libri aperti e i fogli da scrivere sulla sua scrivania. Studio e scrittura per le storie che racconterà.