E’ stata inaugurata a mezzogiorno, a Palazzo Mazzetti, la mostra “Guglielmo Caccia 2025”, che si terrà anche al Museo Civico di Moncalvo, dove sarà inaugurata oggi pomeriggio alle 18. Una doppia esposizione che intende celebrare, con un’accurata selezione di 14 opere (7 ad Asti e altrettante a Moncalvo), i 400 anni dalla scomparsa di Guglielmo Caccia (Montabone, 1568 – Moncalvo, 1625), detto il Moncalvo, protagonista dell’arte piemontese tra Cinquecento e Seicento.
I promotori
Ad introdurre la presentazione della mostra Francesco Antonio Lepore, presidente della Fondazione Asti Musei. “Questa doppia esposizione – ha sottolineato – sancisce la collaborazione tra musei, istituzioni, enti che si occupano della promozione dell’arte e della cultura, alla base del protocollo di intesa nato nel 2022 e rinnovato domenica scorsa”.
Per poi fornire alcune informazioni sull’esposizione. “Curata da Andrea Rocco – ha continuato – comprende in totale 14 opere, divise equamente tra le sedi espositive di Asti e Moncalvo, che restituiscono la complessità dell’artista e della sua scuola. Insomma, i visitatori possono farsi un’idea precisa della consistenza artistica del Caccia, grazie ad opere in gran parte inedite in quanto prestiti di collezionisti privati, che si affiancano a quelle di proprietà della Fondazione Asti Musei e della Fondazione CrAsti. A contribuire allo scopo anche il catalogo, pubblicato a tempi di record dall’associazione Aleramo onlus (che gestisce il museo civico di Moncalvo, ndr), caratterizzato da un ricco apparato iconografico e da testi a firma di grandi specialisti del settore”.
A riprendere il concetto di collaborazione e sinergia è poi stato il sindaco di Moncalvo, Diego Musumeci. “Quello di oggi – ha affermato – è un momento solenne, in cui ricordiamo una delle firme più importante dell’arte piemontese. E lo facciamo grazie ad un progetto che aggrega Enti, Amministrazioni comunali, diocesi e associazioni. Un progetto di sinergia, che si aggiunge al gemellaggio che abbiamo firmato tra i Comuni di Moncalvo e Montabone, che dovrebbe essere preso ad esempio e che testimonia l’importanza dell’arte e della cultura per la valorizzazione del territorio: la figura del Caccia, in particolare, deve diventare un elemento di identità dell’intero territorio”.
Le opere esposte
Le opere esposte a Palazzo Mazzetti documentano un pittore ormai maturo e culturalmente definito, come testimonia in particolare la grande tela con la Vergine col Bambino e San Giorgio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. La collezione d’arte della
Fondazione comprende infatti un prezioso nucleo di opere di Guglielmo e Orsola Caccia, acquisito nel 1998. Il dipinto, pubblicato da Anna Maria Bava nel volume “Acquisizioni e restauri 1992 – 2000”, edito dalla Fondazione nel 2000, è ricordato come «una delle opere più incantevoli del pittore monferrino, per la ricercatezza della gamma cromatica, per la fantasia inventiva e per la spontaneità degli affetti».
A sottolinearne la particolarità il curatore Andrea Rocco. “Questa opera – ha evidenziato – si distacca dalle opere devozionali del Caccia perché presenta un carattere anche fiabesco, dovuto alla presenza del drago sul lato inferiore”.
In mostra è presentato anche lo Studio per figure di angioletti, una recente acquisizione della Fondazione, i cui putti sono confrontabili con quelli presenti negli album repertori utilizzati in seguito da Orsola Caccia.
L’allestimento include inoltre la Madonna con Bambino e San Giovannino delle collezioni civiche astigiane, olio su ardesia racchiuso in una ricca cornice risalente alla seconda metà del XVII secolo, tra le opere più raffinate di Moncalvo destinate alla devozione privata. Lo stesso clima di intimità e dolcezza che si respira in questa composizione è presente nell’opera Sacra Famiglia (di collezione privata). Di Guglielmo Caccia, in collaborazione con la figlia Orsola, è poi l’inedita Bottega di San Giuseppe, che propone un’iconografia inconsueta nella scelta dei soggetti, ma perfettamente coerente con lo spirito intimista che caratterizza la scena.
La tela d’altare raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Pietro Martire, Elena e Francesco d’Assisi è opera della bottega di Guglielmo, laboratorio che si era affermato per le committenze religiose.
Il Cristo Redentore delle collezioni civiche di Palazzo Mazzetti documenta infine la fedeltà di Orsola Caccia ai modelli paterni: la figura di Cristo deriva infatti dal Salvatore benedicente conservato presso il Castello Sforzesco di Milano, originariamente collocato nella Cappella del Tribunale di Provvisione della città, dove il pittore realizzò intorno al 1618 anche la Vergine orante e San Gerolamo e l’angelo.
Orari di visita
L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni, dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18), da domani (domenica) al 14 settembre a Palazzo Mazzetti (corso Alfieri 357,) senza sovrapprezzo rispetto al biglietto di visita del museo.
Photogallery a cura di Mariagrazia Billi