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La bisbetica domata
Cultura e Spettacoli

“La bisbetica domata” al Teatro Alfieri

Domenica in scena la commedia di William Shakespeare con la regia di Andrea Chiodi

“La bisbetica domata” all’Alfieri

Sarà una “Bisbetica domata” tutta al maschile quella che andrà in scena domenica 17 febbraio, alle 21 al Teatro Alfieri.
La commedia di William Shakespeare, nell’interpretazione registica di Andrea Chiodi, è inserita nella rassegna “Parole d’Artista/Narrazioni Femminili”, curata dal Teatro di Dioniso, per LuganoInScena in collaborazione con LAC (Lugano Arte e Cultura) e il Teatro Carcano.
L’opera del grande drammaturgo e poeta inglese, divisa in cinque atti, narra di Petruccio, avventuriero veronese che sposa e soggioga l’intrattabile Caterina di Padova, attirato soprattutto dalla sua dote. Particolarmente incerta è la sua data di composizione, generalmente ritenuta antecedente al 1594.

Gli attori

A vestire i panni di tutti i personaggi, compresi quelli femminili, attori uomini. A cominciare da Caterina (la “bisbetica” del titolo), interpretata da Tindaro Granata; con lui in scena Angelo Di Genio, Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira, Massimiliano Zampetti, Walter Rizzuto, Ugo Fiore.
«E’ quindi una “Bisbetica domata” tutta al maschile – spiegano dalla produzione – un testo che fa ridere benché pieno di atrocità e di strani rapporti, dove l’amore non è amore ma interesse, dove la finzione è uno dei primi ingredienti. Insomma una sfida complessa, che sceglie il gioco elisabettiano del travestimento, affidandosi a un gruppo di giovani attori».
Il riferimento è alla tradizione elisabettiana: all’epoca di Shakespeare i ruoli, anche quelli femminili, venivano interpretati da giovani, qualche volta da adulti, ma tutti maschi.
Il lavoro condotto dal regista Andrea Chiodi è interamente basato sulla parola shakespeariana. Una parola manipolatoria che viene esercitata nel suo temibile potere da ciascuno dei personaggi, a cominciare dalla protagonista, la tremenda Caterina, Cate, per toccare uno ad uno tutti i comprimari.
Caterina è, infatti, l’enfant terrible che il padre Battista vuole a tutti i costi far sposare prima di promettere in moglie la sorella Bianca.
Ogni personaggio affida alla parola la propria capacità di sottomettere l’altro.

Le parole del regista

A questo proposito, sottolinea Chiodi, «le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il genio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine assoluto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragionevole».
Ogni personaggio affida alla parola la propria capacità di sottomettere l’altro. A questo proposito, sottolinea Chiodi, «le parole finali di Caterina sono terribili. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il genio di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine assoluto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragionevole. Petruccio, sempre con la parola, ci rende partecipi della sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere e di coercizione. E così riporta l’ordine dentro una società che ha perso forza perché ha perso la sacralità della parola. Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa uomo, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un’astuzia terribile e amara, piena di una finta rivalsa, il cui eco arriva fino a oggi».
Biglietto intero: 20 euro platea, barcacce, palchi; 15 euro loggione.
Per informazioni: 0141/399057.

Clicca qui per ulteriori informazioni sulla stagione teatrale 

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