In questi giorni si sta parlando tanto del "fare squadra" e dell'esigenza di valorizzare il territorio a seguito del riconoscimento a Patrimonio Unesco di #monferrato #langhe e #roero.
In questi giorni si sta parlando tanto del "fare squadra" e dell'esigenza di valorizzare il territorio a seguito del riconoscimento a Patrimonio Unesco di #monferrato #langhe e #roero. Per la verità se ne sta parlando da anni, sull'onda del progetto #Nizza, senza conoscere a fondo quali siano le chiavi del successo in epoca di evoluzione digitale, dove l'avvento dei social network rappresenta la vera evoluzione della comunicazione territoriale.
I social network sono ormai il terreno fertile dove spesso nascono le idee e, in maniera smart, prendono vita grazie alla rete di contatti e di amicizie curati giorno per giorno. In inglese si usa la parola engagment per descrivere questo fenomeno. Un esempio recente è l'iniziativa delle Donne del Vino del Piemonte che hanno creato un evento dedicato alle blogger (wine blogger e food blogger) nell'ambito della rassegna #divignainvignetta presso il Castello di Costigliole d'Asti. L'evento, nato e concretizzatosi con i vari contatti su Fb, era focalizzato su alcuni piatti della cucina piemontese preparati e spiegati da cinque chef donna che assistevano le blogger "esperte di cucina" mentre li realizzavano.
Mariuccia Bologna ha spiegato come si fanno i ravioli; Maria Lovisolo "Violetta" ha realizzato il suo aspic di verdure; Anna Bardon, assistita dalla nipote Alessandra, ha fatto il bunet; Marina Ramasso ha presentato la composta di pere. Ogni blogger aveva una postazione dove tirare la pasta e cercare di fare i ravioli imitando la grande Mariuccia ma soprattutto aveva con sè macchina fotografica, smartphone e tablet con i quali ha condiviso, tramite foto e commenti, tutto l'evento su Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest. Potete immaginare quante persone, tramite i social, stavano assistendo all'evento quasi come se fossero presenti dal vivo? Io ero in vigna e al mattino seguivo #divignainvignetta tramite 6 diversi contatti su Instagram che magari ritraevano la stessa cosa ma con sei foto diverse e sei commenti diversi.
Bellissimo vedere come la sapienza delle cinque "cuciniere" (anche loro vero patrimonio Unesco piemontese) veniva condivisa e commentata dagli utenti che mai avevano visto fare i ravioli o un aspic.
Ecco a cosa servono i social: a condividere esperienze, a comunicare un territorio attraverso le sue risorse più importanti che generano curiosità e seguito.
Gianluca Morino