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Cultura e Spettacoli
Intervista

Monferrato On Stage, Dolcenera a Cortazzone: “Vivo fisicamente l’energia del palco”

Il tour “Piano solo recital” segna i primi vent’anni di carriera della cantautrice, iniziata con la vittoria a Sanremo nel 2003 con il brano “Siamo tutti là fuori”

Venti anni di carriera raccontati tutti in un tour “Piano solo recital”. Sono quelli di Dolcenera che lascia giovanissima i panni di Emanuela Trane per diventare cantante, autrice, musicista a tutto tondo e, senza precludersi nessuna strada nell’arte, anche attrice e animatrice di un podcast sulla vita delle grandi cantanti della storia musicale.

Questa sera, sabato, il suo tour farà tappa a Cortazzone per la rassegna Monferrato On Stage, nella suggestiva cornice offerta dalla chiesa romanica di San Secondo, in località Mongiglietto.

Ha all’attivo cinque partecipazioni al Festival di Sanremo, vinto nel 2003 con il brano “Siamo tutti là fuori” nella categoria Proposte. Da allora ha esplorato i più diversi generi musicali diventando un’artista eclettica e difficilmente incasellabile in una qualunque etichetta.

Che cosa la guida nella composizione e nella scrittura delle sue canzoni?

Sono sempre stata libera nella scelta della scrittura. E questa libertà la perseguo fino in fondo, qualunque sia il genere che decido di approcciare. L’unica regola è la sincerità. La mia musica è sincera, vera. Sono sempre stata su un cornicione tra pop e cantautorato. Pop nella musica, cantautrice nei testi. L’importante è cadere dalla parte giusta da quel cornicione.

Lei però ha anche aperto concerti di grandi stelle del rock, da Vasco ai Depeche Mode. Qual è il suo rapporto con la musica rock?

Sono rock nell’istinto, nell’atteggiamento, nell’approccio con la comunicazione della musica. Vivo fisicamente l’energia del palco. Se vuole affine a Mick Jagger. Ho un sentimento molto maschile dell’esibizione dal vivo e riesco a trasmetterlo anche con piano e voce, come è stato nei due concerti di cui stiamo parlando. A San Siro, per i Depeche Mode, ho conquistato i fan della band, per non parlare del concerto di Vasco dove mi hanno fatto la “ola”.

In che momento espressivo è la sua musica rispetto agli esordi?

Sono in un’altra dimensione. In una fase evolutiva. Mi sento vicina alle culture di tutto il mondo. Il mio ultimo album, “Anima Mundi” esplora la connessione tra tutti gli esseri viventi, l’anima universale del mondo, la voglia di pace e libertà, il rispetto per l’ambiente, la gratitudine nei confronti della vita. Nella musica vivo le contaminazioni etniche del sud del mondo: Africa, Brasile, Cuba. Convivono con la musica elettronica e danno vita ad un nuovo sound.

Dopo vent’anni di musica c’è ancora qualcosa che la sorprende, che la emoziona?

Sempre! Il palco è sempre un’esperienza nuova. Lascio andare l’istinto e colgo lo spirito del momento anche grazie all’interazione con chi viene a sentirmi. Perché sia così è importante non salire sul palco con l’idea di fare il “compitino” ma liberando l’energia e le emozioni.

Nel suo album “Anima Mundi” ha dedicato una canzone a Calliope, una delle muse della poesia, dove parla di pace contro la guerra. Ci vuole una dea per parlare di pace?

Calliope nella mitologia greca rappresenta la dea della poesia epica. La sua figura mi ha ispirato per dar voce alla pace in questo momento in cui la guerra è arrivata alle porte dell’Europa. Ho voluto parlare di pace e non di guerra, di connessione tra gli esseri umani e non di violenza. Il concetto è che la guerra la fanno quelli che non riescono a percepire la bellezza altrui, la bellezza del mondo.

Parliamo del concerto di stasera (alle 22, n.d.r.). Che cosa devono aspettarsi gli spettatori che verranno a Cortazzone?

Improvvisazione ed energia. Non c’è una vera scaletta. Lo spettacolo è molto concettuale, filosofico. Lo dico subito, parlerò molto. Ho voluto rispettare il percorso mentale che ho fatto per scrivere “Anima mundi”. Magari qualcuno ne uscirà un po’ frastornato o forse porterà con sé un’esperienza nuova.

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