Il professor Eco è morto a Milano all'età di 84 anni. Era stato insignito della cittadinanza onoraria di Nizza Monferrato e, nel 2012, aveva partecipato alla manifestazione culturale di Passepartout. Un uomo, un filosofoso e un attento osservatore dei suoi tempi, lascia opere di inestimabile valore culturale come Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault
Profonda commozione, anche ad Asti, per la morte dello scrittore, filosofo e semiologo Umberto Eco, deceduto ieri notte, venerdì, nella sua casa di Milano. Eco, 84 anni, aveva molti legami con l'Astigiano: era stato insignito della cittadinanza onoraria di Nizza Monferrato nel 2010 e, nel 2012, era stato ospite della Biblioteca di Asti, al Palazzo del Collegio, in occasione di Passepartout.
Fu proprio allora che Eco, come sempre applauditissimo, parlò di "memoria e dimenticanza" raccontando quali sono i modi in cui è possibile nascondere una notizia. «Una volta le veline (non quelle di Striscia la notizia) erano modi per nascondere le notizie attraverso il silenzio, oggi le si nasconde attraverso il rumore, leccesso di informazione, che rende impossibile distinguere ciò che va conosciuto da ciò che è superfluo – aveva detto l'autore de Il nome della rosa e del Pendolo di Foucault – Cultura non è solo capire ciò che dobbiamo ricordare, ma anche ciò che dobbiamo dimenticare. Da unenciclopedia media dobbiamo eliminare molto, pur facendo in modo che quei dati siano sempre recuperabili. Il filtraggio critico delle informazioni si fa con uninterrogazione scettica del web e con la lettura, che prolunga la vita attraverso la memoria».
Con una conclusione suggestiva di quell'ultima visita nella nostra città, e che oggi ci lascia con un senso di amaro in bocca: «Come lettore ho avuto una vita talmente lunga che non posso ricordarla tutta in una volta, devo farlo a rate».
(approfondimeti sul rapporto tra Eco e l'Astigiano sulla prossima edizione cartacea del giornale)
Riccardo Santagati