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Cultura e Spettacoli

Quando a Vesime atterravano
i Lysander di Sua Maestà

Lorenza Balbo non abita più in Italia da tempo. La memoria del suo Paese però non l’ha abbandonata nemmeno quando si trovava a Londra, anzi: proprio il ricordo di suo padre l’ha portata a

Lorenza Balbo non abita più in Italia da tempo. La memoria del suo Paese però non l’ha abbandonata nemmeno quando si trovava a Londra, anzi: proprio il ricordo di suo padre l’ha portata a visitare gli archivi dell’Imperial War Museum. Qui ha trovato ampie tracce della storia dell’aeroporto partigiano di Vesime, poco più di una striscia d’atterraggio ricavata nel 1944 tra le aspre colline della Langa astigiana. L’idea fu di Neville Darewski, ufficiale britannico dello Special Operation Executive conosciuto come Maggiore Temple, e di Piero Balbo, nome di battaglia “Poli”. Fu la sua figura a ispirare il personaggio del “comandante Nord” dei romanzi di Beppe Fenoglio, autore che tra l’altro citò la pista di Vesime nel suo poco conosciuto “Ur Partigiano Johnny”. Ma perché le forze alleate erano interessate ad avere un punto d’appoggio a Vesime?

«Serviva al trasporto dei feriti verso l’Italia liberata – spiega Mario Renosio, direttore dell’Israt e curatore della mostra documentaria sull’aeroporto – ma era anche utilizzato come punto di atterraggio per ufficiali alleati e per rifornimenti da destinare ai partigiani delle Langhe.» Fin dall’8 settembre del 1943, gran parte del Sud Piemonte divenne una zona calda per l’attività delle numerose formazioni partigiane presenti. La Langa astigiana non era meno tranquilla, e la realizzazione di una pista d’atterraggio era strategica anche per il coordinamento tra movimento di Resistenza e foze alleate. L’aeroporto, denominato “Excelsior”, fu progettato dal geometra Pasquale Balaclava, con la supervisione di Giorgio Caffa. Bastarono appena undici giorni per approntare la pista, un lavoro cui parteciparono partigiani e contadini locali, e anche con l’aiuto di numerosi prigionieri fascisti. Gli aerei avevano appena 900 metri per atterrare e decollare, in seguito la lunghezza venne estesa fino a 1100 metri.

Per completare i lavori fu anche smantellata e ricostruita una cascina. In una prima fase, l’aeroporto funzionò soltanto per pochi giorni: il primo atterraggio è registrato sui documenti il 17 novembre 1944, ma il 20 novembre l’aeroporto venne occupato dai nazifascisti, che lo fecero arare per impedirne l’utilizzo. Erano iniziati i terribili mesi dell’inverno 1944-1945, periodo di sbandamento delle formazioni partigiani a seguito della controffensiva tedesca. «I rastrellamenti, iniziati il 2 novembre con la conquista fascista di Alba e proseguiti fino alla vigilia di Natale, furono parte di un’ampia controffensiva nazifascista che coinvolgeva l’intero fronte resistenziale dal Parmense al Piemonte meridionale», ricostruisce Mario Renosio. «Tra Langhe, Alto Monferrato e Acquese si contarono oltre cento partigiani caduti e diverse centinaia  di catturati, molti dei quali vennnero deportati. La popolazione subì dure rappresaglie per l’aiuto offerto ai partigiani: furono circa un migliaio i civili e i renitenti alla leva arrestati per essere avviati al lavoro coatto in Germania.»

Di questa fase scrive nella sua relazione, il 18 giugno 1945, il maggiore Hugh Ballard: “Una resistenza organizzata contro l’attacco tedesco era praticamente cessata. C’era una completa mancanza di comunicazioni tra le diverse formazioni. […] Seguì un periodo nel quale la missione comandata dal Col. Stevens, […] si spostò ogni giorno, con mai più di due o tre ore di vantaggio sui rastrellatori nemici e senza idee precise su cosa stesse accadendo e nessun piano se non quello di rimanere nascosti fin a quando non si fosse ottenuto un quadro più preciso della situazione […]. Divenne presto chiaro che le forze partigiane erano completamente sbandate e demoralizzate […]. Eravamo costretti a vivere nei boschi giorno e notte, senza speranza di miglioramento. Decidemmo di spostarci più verso Ovest nel tentativo di trovare un’area meno pericolosa e da cui si potesse mantenere un contatto radio. Lo spostamento verso Ovest non ebbe successo e il primo dicembre tornammo in una zona qualche miglio più a nord di quella di partenza, rientrando in Valle Bormida di Millesimo. Da questo momento stabilimmo alcuni contatti più fidati e trovammo rifugio in alcune case. La maggior parte degli attaccanti tedeschi aveva lasciato la zona, ma continuava un’azione di controllo di polizia e diversi piccoli presidi erano stati collocati in paesi in cui non c’erano mai stati prima.”

Ma ogni inverno viene scaldato via dalla primavera, e il 1945 non fece eccezione. Il 23 marzo Vesime era nuovamente in mano partigiana, e poterono iniziare i lavori per risistemare la pista. L’aeroporto fu riattivato nei primi giorni di aprile e funzionò fino alla Liberazione, con numerose missioni di infiltrazione ed estrazione rese possibili da quella manciata di metri strappate ai campi coltivati. Mentre nelle sale del municipio ci si appresta a inaugurare la mostra permanente che ricostruisce la storia dell’Excelsior, il Comune di Vesime insieme all’Israt immagina già altri progetti per coinvolgere i visitatori in camminate sulle orme della memoria. Già nelle prossime settimane saranno consegnate le bacheche multilingua che inseriranno Vesime in unico percorso insieme al comune di Castino, dove sono stati installati pannelli realizzati dall’astigiano Luciano Rosso. Il sentiero lungo la Bormida consentirà di vedere di persona i luoghi dove, ormai 71 anni fa, atterravano e decollavano gli agili aerei inglesi.

Enrico Panirossi

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