Goria Sesia Motta
Cultura e Spettacoli
Narrativa

Quelle lettere anima del libro “Caro Celso”, in cui si mescolano realtà e fantasia

Presentato presso la libreria Alberi d’Acqua il libro di Pino Goria e Piero Sesia, con gli interventi di Angela Motta, Mirella Torta e Mario Mortara

Ha suscitato interesse, venerdì scorso, la presentazione del libro “Caro Celso, vinceremo… storie dal deserto africano (1941-1946)” di Pino Goria e Piero Sesia, edito da Araba Fenice, presso la libreria Alberi d’Acqua. A leggere brani del libro sono stati Mirella Torta e Mario Mortara, mentre Angela Motta ha introdotto i due autori.
Il libro è ambientato tra Asti e Tigliole, dove il protagonista del libro fu maestro e sindaco. Un libro in cui realtà e fantasia si mischiano in modo veritiero e che trae origine dalle lettere, spedite e ricevute da Celso durante gli anni della guerra, e che il figlio (Pino Goria, già segretario comunale di Asti e sindaco di Tigliole, dove ora è vice sindaco) ritrovò anni dopo. Poche quelle rimaste del padre, circa una decina e altrettante quelle ritrovate, che Celso aveva inviato a parenti e amici. L’essenziale, comunque, per raccontare una storia, ma, soprattutto, per rendere omaggio a Celso che di quegli anni aveva sempre parlato poco e con riluttanza.
«Un libro che non è di genere storico – ha commentato Angela Motta – che non è una bibliografia ma nemmeno un romanzo».
«Non poteva essere nemmeno un carteggio perché le lettere ritrovate sono poche», ha aggiunto Piero Sesia che, dopo aver lavorato quarant’anni in banca, ora collabora con una agenzia letteraria. «Così – ha proseguito – abbiamo inventato un genere diverso».

La storia

Mantenendo le lettere come anima del libro, quindi, Pino Goria e Piero Sesia hanno costruito degli episodi il più verosimilmente compatibili con quegli anni. «Tutti inventati – ha indicato Sesia – anche perché elementi veri e propri sugli eventi o sui luoghi non ne avevamo».
La narrazione parte dal funerale della mamma di Celso (1974) e dalla «reazione e dai pensieri che io e Piero – ha precisato Goria – abbiamo immaginato potesse aver avuto mio padre ritrovando quelle lettere».
Un libro di interesse universale «che spiega le emozioni e le sensazioni – dice Angela Motta – che visse un’intera generazione di giovani». Ci sono anche fotografie e ricordi immaginati che potrebbero essere veri. Ci sono le lettere scritte da Celso e quelle spedite al fronte dalla cugina Vittoria, anche lei maestra, scritte dall’amico Domenico o dal compaesano Giuseppe. Lettere inizialmente ricche di entusiasmo e certezza di una rapida vittoria, sentimenti che con il passare del tempo andranno scemando, lettere scritte con un linguaggio desueto, rilette trent’anni dopo da un Celso cresciuto, che quegli anni avrebbe forse voluto dimenticare, ma che teneva inevitabilmente chiusi dentro di sé. “Ieri ho seppellito mia mamma – è l’ultima frase del libro – e questa notte ho resuscitato il Celso giovane…e all’improvviso mi sento vecchio. E stanco. Molto stanco. Stanco morto”.

Condividi:

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp

Scopri inoltre:

Edizione digitale