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Cultura e Spettacoli
Intervista

Simone Coppo: «Questo film è per me una missione»

Parla il giovane attore astigiano impegnato in numerose produzioni internazionali, nel cast del film “La seconda via”

«Non è un film di guerra, ma un film che parla di uomini in guerra».
Così Simone Coppo, 31 anni, attore astigiano – è originario di Refrancore – molto impegnato in film e produzioni internazionali, parla de “La seconda via”, uscito giovedì scorso nei cinema italiani, tra cui la Sala Pastrone. Proprio in quella sede è stato invitato a partecipare, domenica scorsa, ad un incontro di presentazione organizzato da Riccardo Costa, presidente del circolo cinematografico Vertigo.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per saperne di più.

Il film

Simone Coppo in una foto di scena del film “La seconda via”

Cosa può dire del film, ambientato nel 1943 e incentrato sulla ritirata di Russia da parte delle truppe italiane?
Innanzitutto sono stato veramente felice dell’invito da parte di Riccardo Costa, anche per l’affetto che mi lega al Teatro Alfieri e alla Sala Pastrone, luoghi che frequentavo già a 15 anni in occasione di spettacoli ed eventi cui prendevo parte, spesso organizzati dalla scuola cui ero iscritto, il liceo classico Alfieri.
Detto questo, “La seconda via” è un film mosso da un’esigenza davvero bruciante: quella di raccontare e mettere sullo schermo la storia di quei ragazzi che sono stati mandati, per ragioni politiche completamente ottuse, a morire nel 1943 durante la campagna di Russia.
E’ il primo film su quella tragedia. Il titolo è legato al fatto che i soldati, per cercare di sopravvivere alle condizioni di vita estreme che dovevano sopportare (camminare nella neve a 40 gradi sotto zero con equipaggiamento e cibo inadeguati), cominciano a seguire una seconda via onirica, tanto che il film intreccia la dimensione del sogno a quella reale.
E’ un progetto che considero una missione. Quando ho ottenuto il ruolo ho iniziato a documentarmi e a incontrare i reduci, cui abbiamo la responsabilità di rendere onore, così come ovviamente a tutte le vittime.
Dove avete girato il film?
In varie località, tra cui il parco nazionale della Majella in Abruzzo. Eravamo in quota, a 2mila metri, tra gennaio e aprile 2022.
Siamo stati fortunati, dal punto di vista cinematografico, perché abbiamo incontrato una tempesta di neve. Tra l’altro io interpreto il tiratore scelto della compagnia, Zaina, per cui, per prepararmi, ho frequentato il poligono e imparato a sparare. Ebbene, durante le riprese avevo un osso della spalla spezzato, ma dovevo imbracciare un mitragliatore originale che pesava 30 chili. Insomma, è stato un film in cui ho dato tutto.
Grazie a questa pellicola, ora ci sono immagini di una memoria che non avevamo e che spero si diffondano il più possibile. Anche perché, purtroppo, 80 anni dopo siamo di nuovo di fronte ad una guerra, questa volta in Ucraina.

La vita professionale

Facciamo ora un passo indietro… Come ha iniziato il percorso nel mondo dello spettacolo?
Quando vivevo a Refrancore facevo teatro con la scuola e seguivo una serie di attività in autonomia, dagli spettacoli da artista di strada all’organizzazione di eventi.
Successivamente mi sono diplomato all’accademia di arte drammatica Paolo Grassi di Milano, dopodiché ho cominciato a lavorare, soprattutto all’estero.
In generale, posso dire che il mio modo di vedere il mondo dello spettacolo è attaccato al fine e distaccato dal mezzo. La cosa principale per me è la storia, l’urgenza, che va raccontata nel migliore dei modi, sottoforma di film, canzone, poesia o quant’altro.
Quale l’esperienza più importante che ha vissuto finora dal punto di vista professionale?
Ce ne sono state sicuramente molte in cui ho avuto l’opportunità di imparare.
Ad esempio, sono grato di aver presto parte, per due anni, alla serie televisiva svedese “The restaurant”, poi distribuita a livello globale, anche se l’Italia è stato l’unico Paese in Europa in cui non si è potuta vedere. Una serie di valore in cui ho recitato con uno svedese fluente, imparato per l’occasione, e che mi ha visto fare il pendolare tra Roma e la Svezia, frequentando molto gli aeroporti. Luoghi in cui ognuno ha un orologio diverso e in cui ci si può intrecciare con persone provenienti da tutto il mondo, dove le storie emergono nella loro purezza.
Formativa anche l’esperienza in America, quando ho recitato nella miniserie “I know this much is true”, prodotta dalla HBO, girata nell’estate del 2019 a New York. Sono rimasto tre mesi e ho avuto modo di stare in compagnia di colleghi che sono in primis persone strabilianti, col cuore puro e gli occhi curiosi, tra cui l’attore protagonista Mark Ruffallo (The Avengers, Il caso Spotlight).
Ho imparato molto anche dal confronto con i collaboratori ancora in vita di Federico Fellini, tra cui Dante Ferretti, nell’ambito del progetto, presentato nel settembre 2021 alla Mostra del cinema di Venezia, che mi ha visto interpretare Federico Fellini da giovane.

Il futuro

Considerata anche la sua conoscenza delle lingue straniere, pensa all’estero per il suo futuro professionale?
All’estero lavoro continuativamente dal 2016. A febbraio uscirà un film prodotto in Olanda e distribuito da Netflix, girato a Stromboli l’anno scorso. Nelle sale cinematografiche olandesi dallo scorso novembre, arriverà anche in Italia, appunto su Netflix, il prossimo febbraio con il titolo “Dalla paura all’amore”.
E’ invece uscito due mesi fa su Amazon Prime un film con attori americani, in lingua inglese, intitolato “Game of love”.
E poi su Rai Uno dovrebbe uscire a breve “Il giro del mondo in 80 giorni”, produzione BBC coprodotta dalla Rai, in cui sono protagonista del capitolo riferito all’Italia.
Penso quindi che il nostro Paese, che amo profondamente, sia un ottimo campo base, tanto che qui ho molti progetti in autonomia, che vorrei portare anche ad Asti e nel Monferrato. Ma continuo a ricevere proposte che mi portano all’estero.
Progetti futuri?
Al momento sono tenuto al segreto, ma posso dire che continuo ad imparare, a trovare meravigliosi compagni di viaggio e a dare tutto me stesso per raccontare belle storie.

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