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Cultura e Spettacoli

Vino, i nuovi clienti da stupire
L'importanza di design e architettura

E’ Vanni Cornero, giornalista e moderatore del convegno su architettura e vino, a parlare per primo di “stupore”. «Il vino è la punta di diamante dell’export nel mondo, soprattutto in Paesi

Vanni Cornero, giornalista e moderatore del convegno su architettura e vino, a parlare per primo di “stupore”. «Il vino è la punta di diamante dell’export nel mondo, soprattutto in Paesi emergenti come la Cina dove però non c’è cultura del bere e le scelte vengono fatte per immagini. E a questo territorio serve qualcosa che “stupisca”. E se a stupire fosse la cantina dove il vino è prodotto? Di questo hanno parlato i relatori invitati dalla curatrice Maria Federica Chiola che ha trascinato il pubblico in una carrellata di immagini di aziende vinicole che hanno trasformato le loro cantine in biglietto da visita per turisti e consumatori. Affidandosi ad architetti, interior designer, esperti di comunicazione, artisti. Qualcuno ha costruito le cantine ex novo, altri hanno aggiunto dei “corpi” innovativi su una struttura già esistente; a progetti di grandi dimensioni, se ne sono affiancati altri alla portata di medie e piccole aziende vinicole.

Tutte con un unico comun denominatore: un’impronta di design che, pur rispettando la continuità del paesaggio circostante, ha saputo rendere unica la cantina che prima era invece uguale a molte altre.
«La cantina non è più solo il luogo di produzione del vino -ha sottolineato l’architetto Chiola- ma è anche punto di incontro con i consumatori e una buona architettura è una grande pubblicità in grado di attrarre persone». E poi il via alle immagini di “cantine scultura” realizzate su disegni di tralci di vite oppure grandi strutture in pietra perfettamente incastrate nelle montagne; ancora la cantina ipogea Antinori con la sala degustazione che si affaccia sulla barricaia o il “carapace”, la cantina disegnata da Arnaldo Pomodoro.

Tiziana Frescobaldi ha presentato la loro cantina dell’Ammiraglia, nella parte a sud della Toscana, con la “vela” che punta al mare. Al progetto è stato abbinato un premio per artisti contemporanei che dovevano realizzare le loro opere prendendo spunto dalle cinque tenute di famiglia. Benedetta Poretti ha portato tutti in un suggestivo viaggio virtuale all’interno della Florio Winery, un percorso sensoriale di stile ed eleganza che porta ogni anno 30 mila visitatori con 500 mila euro di fatturato e una diffusione quasi virale sul web e la stampa specializzata. Ma l’immagine può passare anche attraverso la forma della bottiglia del vino, la sua etichetta, la scatola nella quale è imbottigliata. «Se studiate bene rendono il vino un prodotto “alla moda” -ha spiegato Mauro Ravizza specializzato in luxury marketing- capace di raggiungere molti più clienti grazie ad un segno o ad un logo facilmente distinguibile nel mondo del glamour».

Daniela Peira

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