Sono gli inizi dei ruggenti anni ’20 del 1900, precisamente il 17 settembre 1921, quando nel Comune di Brusaporco (TV) nasce una bambina di nome Annetta Volpato, seconda figlia di sette sorelle e un fratello. Se per le strade americane risuona il Charleston e si respira un’aria di festa grazie alla fine della Grande Guerra, nelle campagne venete la povertà e la fame la fanno da padrone costringendo le famiglie a far lavorare anche i bambini più piccoli. Questo è il caso di Annetta che, nonostante le origini nobili ricordate ancora oggi con grande orgoglio, a soli 8 anni deve lavorare come cucitrice da una sarta del paese per guadagnarsi qualche soldo.
Un piccolo passo avanti ed arriva la Crisi di Wall Street del 1929 che inevitabilmente investe tutta la popolazione mondiale negli anni a seguire.
La famiglia Volpato ha sempre meno soldi ma sempre più bocche da sfamare, il lavoro di cucitrice non è più sufficiente quindi Annetta, a soli 12 anni, intraprende un viaggio di 14 ore verso la grande città di Roma per lavorare come dama di compagnia e donna di servizio.
Le uniche cose che riempiono il bagaglio di Annetta sono forza d’animo e spirito di adattamento, qualità che le permettono di affrontare questa prima sfida della Vita con grande coraggio imparando anche dai “grandi signori”, come lei ama definire i suoi primi datori di lavoro, eleganza nei modi e buone maniere che ancora oggi la contraddistinguono.
Il papà di Annetta, Primo, parte per la campagna dell’Etiopia nel 1935, tornando segnato da gravi traumi tanto che le prime settimane a casa le passa in assoluto silenzio accusando di vedere solamente il colore giallo del deserto in cui era stato per lungo tempo.
Gli anni si susseguono, troppo spesso lontani da casa, fino al 1940 quando la famiglia Volpato decide di trasferirsi in Piemonte nel paese di Moransengo per lavorare a mezzadria mentre le radio annunciano la discesa dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.
Nel mentre Annetta continua a lavorare come dama di compagnia, questa volta però a Milano ed assiste ai rastrellamenti degli ebrei ed alle deportazioni ma più di tutti un evento ricorre ancora oggi nei suoi incubi: è il 1942, Annetta è a casa a Moransengo per un breve periodo di riposo e, come molti, nasconde un partigiano nella soffitta di casa. Sono le prime luci dell’alba quando una camionetta carica di soldati tedeschi irrompe nel cortile della cascina in cerca del partigiano, Annetta e una delle sorelle riescono a farlo fuggire da una piccola porta sul retro ma purtroppo un soldato se ne accorge; fortunatamente non riesce a vedere in viso il fuggitivo, ma trascina Annetta e la sorella in cortile e ad entrambe vengono puntati i fucili alle tempie per costringerle a parlare.
Annetta, spalle al muro e con un fucile a pochi centimetri, raccoglie tutto il coraggio, alza gli occhi, spaventati ma severi, e guardando dritto un soldato gli urla che la persona che avevano fatto scappare era solamente un loro vicino di casa perché prese dalla paura in cui costantemente vivevano a causa loro e della guerra.
Aspetta lo sparo che non arriverà mai, perché i soldati le credono, abbassano le armi e se ne vanno coperti dallo scoppiettare della marmitta della loro camionetta.
La guerra è terminata, a Moransengo la Banda suona perché è la festa di paese e ovviamente Annetta partecipa perché ama sia il ballo che il canto; tra i presenti si fa avanti un affascinante giovane con i capelli scuri che, dopo aver scommesso una bottiglia di vino con gli amici, la invita a ballare. Il giovane si chiama Ottavio Macchia e sarà il suo futuro marito.
Nel 1947 Ottavio e Anna si sposano con una cerimonia frugale e nel 1950 arriva il primo figlio Dante Angelo Maggiorino (troppi nomi secondo Annetta, ma le zie vanno accontentate).
Inizia un periodo sereno per la nuova famiglia che, dopo essersi trasferita in una piccola cascina nel paese di Tuffo per lavorare come contadini e nonostante i pochi soldi, ospita sempre con gioia parenti ed amici.
Proprio a Tuffo Annetta conoscerà la sua migliore amica, Marta, vicina di casa e novella sposa, con cui ancora oggi fa lunghe telefonate ricordando i tempi di gioventù.
La Vita ha però in serbo per Annetta molti avvenimenti: è il 1967, Annetta ha 46 anni e scopre di aspettare una bambina. Abbracciando lo spirito anticonformista di quegli anni, si rende pioniera delle “gravidanze tardive” e dà alla luce Loredana (un solo nome tanto le zie sono anziane) con grande gioia del fratello Dante che, ormai diciottenne, passeggia con la culla per il paese esibendo la sorella come il più bello dei premi.
Purtroppo questa felicità famigliare è destinata a non durare perché nel 1971 Ottavio, a causa delle numerose sofferenze patite in guerra, tanto da tornare a casa senza unghie e con tre costole marce, scopre di avere un tumore maligno ai polmoni.
La tragedia è ormai arrivata, il dolore è grande e la preoccupazione per il futuro ancora di più ma Anna non si abbatte, non demorde e tira fuori ancora più grinta di quanto già non abbia fatto nella sua vita.
Si prende cura di Ottavio, ricoverato ormai in ospedale, con amore incondizionato tanto da guadagnarsi la stima ed il rispetto dei medici del reparto.
L’ultima corsa dall’ospedale verso i luoghi in cui erano stati felici, la sirena assordante dell’ambulanza ed un “ciao Anna non ce la faccio più” segnano la fine di questo capitolo.
Il successivo inizia per Annetta con il primogenito in partenza per il servizio militare, una bambina da crescere e pochi soldi in tasca.
“Fino ad adesso mi sono fatta su le maniche fino al gomito adesso le farò su fino alla spalla” questa è la risposta di Annetta all’ennesima sfida che la Vita le ha messo davanti.
Abbandona l’agricoltura e si reinventa operaia, diventando capo collaudo come ci tiene sempre a specificare, prima nella ditta Conbipel di Cocconato e successivamente alla ditta Sicer di Cavallo Bianco.
Annetta non molla e cammina a testa alta i chilometri di strada, senza curarsi delle intemperie o degli inverni, per recarsi a lavoro fino all’età di 66 anni permettendo al figlio Dante di diventare ferroviere ed alla figlia Loredana maestra d’asilo.
Arriva finalmente un nuovo periodo felice, Dante si sposa con Giovanna ed ha una figlia, Federica, mentre Loredana si sposa con Giorgio ed ha una figlia Lucia, ovvero colei che scrive queste parole.
Annetta vive insieme a Loredana ed alla sua famiglia nel paese di Montiglio ma il suo spirito indomabile non le permette di essere un’anziana tranquilla anzi all’età di 75 anni cucina, lava, stira, pulisce, mi fa giocare e fare i compiti.
Tutto questo senza mai rinunciare alla parrucchiera una volta a settimana, perché “bisogna tenersi in ordine e profumati altrimenti sembro anziana”, allo smalto rosso sulle unghie dei piedi, ai cruciverba della Settimana Enigmistica “perché mi tiene in allenamento il cervello” e soprattutto alle agguerritissime partite di Pinnacola con la suocera Lina e le amiche.
Entra anche a far parte del coro della chiesa di Montiglio, essendo il canto la sua unica vera passione e ci rimane fino all’età di 92 anni, devo precisare a riguardo che il ritiro le è stato imposto dal cardiologo altrimenti ne farebbe ancora parte.
Proprio all’età di 92 anni ecco però l’ultima, grande, terrificante sfida da affrontare: la morte del figlio Dante.
L’ennesimo e troppo grande schiaffo di un destino crudele non riesce comunque a piegare quella donna di ferro che è Annetta; soffre, come ogni madre farebbe, ma non si dispera e reagisce ancora una volta. Si aggrappa alla Vita, a noi della famiglia e si rialza con una ferita in più nel cuore ma dimostrando che lei, Annetta Volpato, va avanti sempre a testa alta e senza il timore di niente e nessuno.
Arriviamo quindi al 17 settembre 2021, 100 anni dopo: anni di guerre, sofferenze, sfide combattute con fierezza, coraggio, amore e una chioma sempre in piega con una colonna sonora cantata da sé stessa per farsi forza.
Questa è la storia di una vera donna, Annetta Volpato, figlia di Primo e Virginia, che io ho la fortuna di poter chiamare Nonna.
Lucia Ottavia Moraglio