«Gestire la crisi con coraggio imprenditoriale: questo il titolo scelto da Giancarlo Abete, presidente nazionale dellUcid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), per la conferenza che nei
«Gestire la crisi con coraggio imprenditoriale: questo il titolo scelto da Giancarlo Abete, presidente nazionale dellUcid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), per la conferenza che nei giorni scorsi ha richiamato nellaula magna dellUniversità un pubblico numeroso e attento, cosa che non stupisce dato il tema (purtroppo) sempre attuale. Lincontro è stato organizzato dalla sezione provinciale dellUcid, presieduta da Luigi Gentile, insieme a Ethica, Unione industriale, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, il consorzio Astiss che gestisce luniversità astigiana, Progetto culturale della diocesi e Commissione Pastorale sociale e del lavoro. «Paolo VI diceva che la nostra società non ha bisogno di maestri, ma di testimoni ha esordito Abete e oggi sono in tanti quelli che analizzano la situazione economica, ma credo che sia importante anche ascoltare chi, come me, può testimoniare la propria attività e trarne delle considerazioni. LUcid è unassociazione di imprenditori che mette al centro la dignità dellessere umano, promuovendo la dottrina sociale della Chiesa e rimanendo coerente con questi valori. Il contesto economico in cui viviamo è difficile ma dobbiamo capire come affrontarlo. Essere pessimisti non aiuta».
Lesperienza a Giancarlo Abete non manca di certo: il suo lungo curriculum spazia dalle attività imprenditoriali dellomonimo gruppo a quelle istituzionali (è membro del Consiglio di reggenza della Banca dItalia) e in Confindustria, fino alle numerose attività dirigenziali nel mondo dello sport, in Figc, Coni e Uefa. «Leconomia è un gioco di squadra continua, affidandosi proprio ad una metafora sportiva dove sono necessari coraggio e voglia di aggregarsi per fare fronte comune, e questo concetto dovrebbe accomunare tutti, sia i credenti che i non credenti. Tutelare solo i propri interessi non è un atteggiamento utile, perché il bene comune non è la somma dei beni individuali, ma un valore aggiunto. Bisogna mettere in circolo energie morali, perché leconomia, non dimentichiamolo, è mossa da valori. Il troppo individualismo e i contrasti tra gruppi diversi hanno sfaldato la società».
Nellanalisi di Abete non mancano temi caldi come la delocalizzazione delle imprese e il ruolo dellItalia nel mutato panorama mondiale: «La globalizzazione – ha sottolineato – è una realtà che anni fa era inimmaginabile, ma è naturale che le cose cambino. Come imprenditori dobbiamo creare sviluppo, realizzando un obiettivo non solo economico, ma anche di equità e di giustizia. Dobbiamo creare opportunità difendendo i diritti, conciliando leconomia di quei territori con quella dellEuropa e del resto del mondo occidentale. Per quel che riguarda la competitività dellItalia, i dati attuali non sono incoraggianti dato che siamo al 44esimo posto su 60 Paesi, ma è importante riflettere sul fatto che attraiamo pochi investimenti. Eppure abbiamo tante risorse, non solo marchi importanti, ma anche beni culturali, turismo e sport, che costituiscono il 10% del Pil».
Limprenditore ha concluso lincontro sottolineando limportanza di una visione ottimista: «Senza un atteggiamento positivo perdiamo in partenza. Chiuderci in noi stessi non serve, dobbiamo pensare alle generazioni future. LItalia ha tanti problemi ma anche tanti punti di forza. Ad esempio siamo allottavo posto per le esportazioni e al quinto per il turismo. Ma per risolvere le cose non bastano le manovre tecniche: in uno scenario così complesso la dottrina sociale della chiesa ci può aiutare e diventare una guida».
Alexander Macinante