«La situazione non è certo rosea ma il 2014 non si può definire nefasto. Certo, auspichiamo un cambio di rotta generale». Il commento all'economia astigiana arriva da Maurizio Spandonaro, direttore dell'Unione Industriale di Asti che fotografa una realtà ancora fortemente condizionata dalla crisi, con settori che sopravvivono grazie all'export e altri fortemente penalizzati dalla contrazione dei consumi interni. Tra questi…
«La situazione non è certo rosea ma il 2014 non si può definire nefasto. Certo, auspichiamo un cambio di rotta generale». Il commento all'economia astigiana arriva da Maurizio Spandonaro, direttore dell'Unione Industriale di Asti che fotografa una realtà ancora fortemente condizionata dalla crisi, con settori che sopravvivono grazie all'export e altri fortemente penalizzati dalla contrazione dei consumi interni.
Tra questi, quello maggiormente in difficoltà, è il settore edile. Secondo i dati dell'Unione Industriale nella provincia di Asti rispetto al 2008 si conta il 40% in meno delle aziende edili. Queste, sette anni fa, erano 782 mentre oggi toccano appena le 462 unità. Dati, che come sottolinea Spandonaro si riflettono inevitabilmente sull'occupazione. Nel 2008 i lavoratori impegnati nell'edilizia erano 2.671 mentre nel 2014 la Cassa Edile contava appena 1.487. Una moria di aziende e di posti di lavoro testimoniata da dati e numeri sempre più sinistri. Chi invece può appoggiarsi all'export sembra navigare in acque tranquille: nel complesso tiene bene l'industria e in particolare la filiera del vino e dell'enomeccanica. Seppur con fatturati ridotti, le aziende astigiane dimostrano di reggere la crisi e a parte l'Askoll, per la quale si teme la chiusura dello stabilimento di Castell'Alfero, non si registrano altre criticità.
La crescita dell'economia astigiana nel 2014 è però rimasta debole e la crescita del PIL nazionale del -0,5% si conferma anche per la nostra provincia. «Indubbiamente speravamo per il secondo semestre una crescita maggiore -? spiega Spandonaro -? Le previsioni a inizio anno erano incoraggianti. Purtroppo non è stato così. Ora incrociamo le dita per il 2015, indubbiamente ci sono segnali positivi che potrebbero incoraggiare la produzione». Quali siano questi segnali è presto detto: l'aumento del valore del dollaro sull'euro e la diminuzione del prezzo del petrolio potrebbe favorire la nostra economia e le nostre aziende. Sempre secondo l'Unione Industriale, nell'Astigiano si riducono complessivamente le ore di cassa integrazione. Le ore di CIG ordinaria passano da 1 milione e 236 mila ore del 2013 a 800 mila nel 2014. Le ore di CIG straordinaria passano dai due milioni nel 2013 al milione e 350 mila del 2014, mentre discorso a parte per quella in deroga che dalle 237 mila ore del 2013 passa alle 479 mila.
Anche l'analisi che arriva da Confapi descrive una situazione ancora difficile per le aziende astigiane. «Tendenzialmente le piccole e medie aziende piemontesi, comprese le astigiane, mostrano nel secondo semestre del 2014 una nuova battuta d'arresto rispetto ai timidi segnali positivi dei primi sei mesi dell'anno» commenta Andrea Cirio presidente provinciale Confapi. In particolare, per quanto riguarda il volume di ordini e fatturato il calo nel 2014 si è aggirato intorno al -12,8% di ordini e al -13,5% di fatturato. «Purtroppo questo trend non interessa solo le aziende che operano sul mercato nazionale ma anche quelle che esportano, anche se in percentuale minore – continua Andrea Cirio – Negli ultimi mesi l'instabilità dei mercati esteri, in particolare la contrazione dell'economia tedesca hanno avuto importanti ripercussioni sulle imprese astigiane». Il peggioramento degli ordini si evince non solo dal calo della loro raccolta bensì dalla loro breve durata, in media 15 giorni.
Anche nel settore manifatturiero sono presenti segnali di forte preoccupazione a causa della caduta dei livelli di produzione (-7,4%) e le imprese esportatrici mostrano un andamento allineato al resto delle imprese manifatturiere. Oltre il 75% degli imprenditori denuncia grosse difficoltà ad incassare i propri crediti, rispetto al primo semestre 2014. Segnali lievemente positivi arrivano però dal settore bancario: «Si registra una minore rigidità delle Banche alla concessione del credito -? spiega Andrea Cirio -? tuttavia, il numero di imprese che ha visto negata la richiesta di un nuovo finanziamento è pressoché stabile».
Negli ultimi sei mesi sono poi cresciuti, timidamente, gli investimenti delle aziende e un'ulteriore crescita è prevista nel 2015. Negativo invece nell'Astigiano il saldo dell'occupazione e per il nuovo anno le previsioni indicano un ulteriore peggioramento. La crisi dunque non è ancora un ricordo e sia da Unione Industriale che da Confapi l'auspicio è che le istituzioni e, primo fra tutti, il Governo mettano in campo interventi forti e tangibili a favore del sistema imprenditoriale locale e nazionale.
Lucia Pignari