Chiedere al Gruppo Askoll di tenere aperto lo stabilimento di Castell'Alfero, in modo da poter proseguire con i contratti di solidarietà, unico ammortizzatore sociale disponibile fino
Chiedere al Gruppo Askoll di tenere aperto lo stabilimento di Castell'Alfero, in modo da poter proseguire con i contratti di solidarietà, unico ammortizzatore sociale disponibile fino all'agosto 2015. E, comunque, lavorare con le Istituzioni affinché chiedano ai Ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro un ammortizzatore sociale "in deroga" per venire incontro ai lavoratori, come peraltro già successo per altre aziende italiane in crisi nel settore degli elettrodomestici.
Sono le due strade che intendono percorrere i sindacati in vista della chiusura dello stabilimento, che la proprietà ha fissato per giugno, per trasferire la produzione (motori per lavatrici) all'estero «visti i bilanci in perdita dovuti alla crisi economica in generale e del settore in particolare», come ha più volte spiegato la proprietà. La conferma dell'assenza di altri ammortizzatori sociali è arrivata ieri (giovedì), in occasione dell'incontro tecnico a Roma, pressi il Ministero del Lavoro, che ha visto riuniti azienda e Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie). «La riunione – commenta Isidoro Gioiello (Fim Cisl) – era volta a verificare il panorama degli ammortizzatori sociali ancora a disposizione, dato che negli ultimi cinque anni l'azienda ha sfruttato varie risorse. E' emerso che l'unica possibilità è rappresentata dai contratti di solidarietà, peraltro già attivi attualmente per i 150 dipendenti dello stabilimento (altri 60 circa sono in cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, ndr). Il problema è che questo tipo di misura non è compatibile né con una procedura di mobilità aperta né con la cessazione di attività. Di conseguenza l'obiettivo è chiedere al Gruppo di mantenere lo stabilimento aperto per poter rinnovare i contratti di solidarietà e dare un po' di respiro ai dipendenti».
«Se si riuscissero a rinnovare i contratti di solidarietà per un anno – aggiunge Beppe Morabito (Fiom Cgil) – ripartirebbe un nuovo quinquennio, con la possibilità di avviare altri ammortizzatori sociali. Nel frattempo è importante comunque che le Istituzioni locali chiedano, a livello politico, l'attivazione di ammortizzatori sociali ad hoc, in deroga alle disponibilità attuali, come già concesso per altre aziende italiane in crisi del settore elettrodomestici». Sul tema degli ammortizzatori sociali si discuterà venerdì 4 aprile, nell'ambito di un incontro all'Unione industriale sempre tra Rsu e azienda. I sindacalisti sonderanno la disponibilità dell'azienda sul fronte "contratti di solidarietà" e, su questa base, decideranno quali concessioni farle in termini di uscita di spedizioni di pezzi verso i clienti, dato che permane lo sciopero dei dipendenti per il 50% del turno con il blocco delle merci in entrata/uscita.
e.f.