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Confindustria guarda all’inizio del 2023 con «cauto ottimismo»

Presentati i dati dell’indagine congiunturale relativa al primo trimestre. Nell’Astigiano ancora difficoltà per l’export

Un clima di cauto ottimismo aleggia sulle previsioni delle imprese astigiane e piemontesi per i primi tre mesi del 2023, nonostante il peso delle criticità del periodo, in primo luogo i rincari energetici.
E’ ciò che emerge dai risultati dell’indagine congiunturale promossa presso le aziende associate all’Unione industriale di Asti e a Confindustria Piemonte, presentate ieri (giovedì) dal presidente degli industriali astigiani Andrea Amalberto, affiancato dal direttore Maurizio Spandonaro, insieme al presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay, che ha partecipato con il direttore Paolo Balistreri.
«Abbiamo ripreso una tradizione interrotta alcuni anni fa – ha puntualizzato Spandonaro – quella di illustrare in presenza i dati di questa indagine, con cui si domanda alle aziende di fare previsioni sull’andamento dei prossimi mesi, facendo emergere pessimisti e ottimisti”.
«Per la prima volta, però – ha aggiunto Balistreri – abbiamo calendarizzato il “giorno della congiuntura”. Oggi, infatti, tutte le sedi territoriali di Confindustria Piemonte presentano i dati dell’indagine».

La situazione regionale

Balistreri ha quindi sintetizzato gli aspetti principali a livello regionale. «Sicuramente – ha affermato – stiamo vivendo un momento delicato, a causa della pandemia (prima) e della guerra in Ucraina (poi), che ha cancellato le previsioni ottimistiche degli imprenditori emerse proprio un  anno fa. Un contesto in cui, comunque, il sistema piemontese delle imprese può essere definito forte, perché dimostra di tenere e di non essere al collasso. Nonostante l’aumento dei costi, che intacca la redditività, l’utilizzo degli impianti è all’80%, cioè vicino al pieno utilizzo; il ricorso alla cassa integrazione è intorno al 10%, quindi strutturale, e le aziende pensano di investire e aver bisogno di nuova occupazione nei prossimi mesi.
Sicuramente, però – ha continuato – l’export è ancora in difficoltà, considerato che i Paesi che rappresentano gli sbocchi principali delle imprese piemontesi sono Francia e Germania, che vivono la stessa situazione dell’Italia. Inoltre si allarga la forbice tra le grandi imprese, più forti, e le piccole aziende, che in questo periodo sono maggiormente in difficoltà».

I dati piemontesi

L’indagine congiunturale regionale, realizzata in queste settimane per il primo trimestre 2023, raccoglie le valutazioni di quasi 1.100 imprese.
Si assestano gli aumenti dei prezzi in atto da oltre un anno: scende dal 77,7% al 56,1% il numero di aziende che prevede aumenti nei prezzi delle commodity, cala dal 91,9% al 66,6% chi si aspetta aumenti energetici, scende dall’82,8% al 61,2% chi teme per aumenti dei costi di logistica e trasporti.
Per quanto riguarda la produzione, il 19,8% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 15,8% che si attende una diminuzione, con un saldo positivo che sale al 4% (era al 2,1% a settembre). Il 17,8% prevede un aumento dell’occupazione, contro il 7,9% che ne prevede la riduzione, qui il saldo è stabile a +9,9% (era 9,8% nella scorsa rilevazione). Per gli ordinativi il saldo è +1,4%, in aumento di 2 punti percentuali, e ciò si riflette anche sulle attese per l’export con un negativo di -2,1%.
Leggero rialzo per gli investimenti, che interessano il 27,0% delle rispondenti dal 25,7% di settembre; stabile il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’8,3% delle imprese, un valore strutturale.
Non varia nemmeno il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (80%), un valore storicamente alto. Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), ancora ottimiste sui livelli produttivi (saldo +8,1%), e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo del +2,4%.

La situazione astigiana

Ma come si colloca l’Astigiano in tale contesto?
«Le aspettative delle imprese associate che hanno risposto all’indagine – ha commentato Amalberto – sono ancora tendenzialmente buone. Viviamo un momento in cui, alla fine, le aziende lavorano, e confido che questi dati, appunto previsionali, potranno riservarci sorprese positive nel primo trimestre del prossimo anno. E questo nonostante le preoccupazioni rispetto ai rincari ed allo scenario globale di instabilità, che sul nostro territorio si percepiscono soprattutto rispetto ad alcuni indicatori, quali le previsioni per l’export e le prospettive di ricorso alla cassa integrazione».

I dati astigiani: peggiorano export e cassa integrazione

Per quanto concerne i dati astigiani, emerge che, a livello di occupazione, il 17,9% delle imprese associate che hanno risposto all’indagine ne prevede un aumento, mentre per il restante 82,10 % la previsione risulta costante. Il saldo ottimisti/pessimisti relativo alla produzione si assesta al 10,8% e risulta stabile rispetto alle previsioni delle precedenti rilevazioni di giugno e settembre.
Previsioni ottimistiche rispetto alle aspettative sugli ordini totali, con il 21,4% delle aziende che ne prevede l’aumento, contro il 10,7% che si aspetta una diminuzione ed un saldo positivo del 10,7%. Il 28,6% delle aziende prevede investimenti significativi, mentre il 39,3% solamente investimenti marginali (come ad esempio sostituzione macchinari); il restante 32,10% non prevede per alcun tipo di investimento.
Peggiorano invece le previsioni legate agli ordini export  – con un saldo ottimisti pessimisti di -11,1% – ed un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto alla rilevazione di settembre del numero di aziende che prevede di far ricorso alla cassa integrazione (si passa da 5,4% delle previsioni registrate per il IV trimestre 2022 a 10,7% dell’attuale indagine, valore non lontano comunque dalla media regionale).
In leggero calo in questa rilevazione anche il dato fornito dalle imprese relativamente all’utilizzo degli impianti, che risulta di 75,5% (78,4% a settembre). Più elevata rispetto alla media piemontese la percentuale delle aziende che si attende aumenti per quanto concerne i prezzi di materie prime (73,7%), energia (73,7%) e logistica-trasporti (82,4%).
Operando un confronto a livello territoriale, si nota che Torino, Asti, Canavese e Novara hanno previsioni ottimistiche, con saldi rispettivamente del +13,5%, +10,7%, +7,4% e +3,7%; Alessandria e Cuneo tornano in territorio positivo a +12,2% e +2%. Negative restano invece Verbania, Vercelli e Biella, con saldi rispettivamente di -14,3%, -9,6% e -5,8%.

Le parole di Marco Gay

«Per il 2023 – ha evidenziato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – l’analisi congiunturale presenta un sistema impresa regionale che ha saputo reagire alle difficoltà, anche grazie alla grande eterogeneità delle produzioni e dei settori in cui operano le nostre aziende. Concordo che da questi dati emerge un cauto ottimismo ed esprimo al contempo soddisfazione, dato che l’industria piemontese ha dimostrato, malgrado tutto, di aver lavorato bene”.
“Detto ciò – ha continuato – le incertezze e possibili criticità restano. Davanti a noi c’è soprattutto un’occasione per accelerare la trasformazione e le transizioni nella nostra industria. Ciò avverrà se l’utilizzo dei fondi del PNRR e della programmazione 2021-2027 nei prossimi mesi sarà rapido ed efficace e riuscirà a coinvolgere al massimo il tessuto produttivo piemontese, con un’attenzione particolare alla formazione e all’aggiornamento continuo per studenti, imprese e lavoratori. È una visione strategica di grande concretezza, che deve essere al centro di una sinergia determinate tra pubblico e privato. Solo così riusciremo a dare un’attenzione strutturale al mondo produttivo, ma anche alla tenuta della coesione sociale, perché sono crescenti le difficoltà e le insicurezze che le famiglie stanno affrontando».

 

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