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Dalla Regione un freno ai centricommerciali, progetti astigiani al vaglio
Economia

Dalla Regione un freno ai centri
commerciali, progetti astigiani al vaglio

Alcune regole più rigide per aprire nuovi centri commerciali in Piemonte e difesa del piccolo commercio tradizionale. E’ la direzione intrapresa dalla nuova legge sul commercio varata martedì dal Consiglio regionale. L’obiettivo è cominciare a frenare la diffusione di ipermercati e shopville evitando lo spopolamento dei centri cittadini e l’utilizzo di suolo agricolo per le nuove costruzioni…

Regole più rigide per aprire nuovi centri commerciali in Piemonte e difesa del piccolo commercio tradizionale. E’ la direzione intrapresa dalla nuova legge sul commercio varata martedì dal Consiglio regionale. Una legge che arriva a regolare il settore partendo dalla legge Monti sulle liberalizzazioni. L’obiettivo è frenare la diffusione di ipermercati e shopville evitando lo spopolamento dei centri cittadini e l’utilizzo di suolo agricolo per le nuove costruzioni. Come? Innanzitutto un nuovo centro commerciale potrà essere costruito solo se incasserà il sì di Comune, Provincia e Regione: basterà anche un solo veto per interrompere tutto.

Una norma che, peraltro, serve anche per fare sì che i tre Enti si confrontino e prendano decisioni condivise, evitando che un veto imposto da un’Amministrazione municipale sia superato con il via libera del Comune limitrofo. Quindi i grandi spazi commerciali non potranno essere edificati su terreni agricoli e, al contempo, saranno incoraggiate le costruzioni su aree dismesse da almeno 30 mesi, un limite temporale introdotto per garantire dismissioni reali ed evitare chiusure a fini commerciali di attività produttive. E ancora, i nuovi centri commerciali dovranno destinare al massimo il 15% della loro superficie ai piccoli negozi interni (prima era al 25%): una norma voluta per evitare il trasloco dei negozi dal centro e dalle periferie verso i centri commerciali, attirati dal maggior flusso di persone.

«E’ un riforma importante», commenta l’assessore regionale al Commercio, William Casoni. «Abbiamo lavorato molto per inserire norme che tutelino in maniera specifica il commercio di prossimità». Parere positivo sulla nuova normativa da parte del consigliere regionale Angela Motta del Pd, partito che ha votato a favore. «Sono d’accordo – spiega – per diverse ragioni. Innanzitutto perché va contro il consumo del territorio. E poi perché definisce al 15% la superficie massima dei centri commerciali da destinare a piccoli negozi, evitando che, in questo periodo di crisi, i piccoli negozi traslochino nei centri commerciali e lascino spopolato il centro e le frazioni cittadine».

Motta sottolinea poi che è di grande importanza che tutto questo sia stato approvato entro il 2012: dal 1° gennaio dovrebbero entrare in vigore nuove norme nazionali maggiormente liberalizzatrici. «Un ritardo, quindi, avrebbe impedito una sana programmazione commerciale, ciò che noi riteniamo indispensabile», conclude. Soddisfazione anche da Pdl e Lega, mentre si è detto critico il Movimento 5 Stelle, che parla di un provvedimento modesto e poco coraggioso. Per quanto riguarda il Comune di Asti, quindi, dovranno sottostare alle nuove norme le proposte di atterraggio di nuove superfici presentate negli anni scorsi, come la Porta del Monferrato presso il casello di Asti Est e l’Agrivillage nella Val Rilate.

«Non è una brutta legge – commenta l’assessore comunale alle Attività produttive. «Avremo modo di occuparcene nei prossimi mesi, che saranno dedicati appunto alla pianificazione commerciale». Parere positivo, infine, da parte di Mauro Ardissone, presidente di Confesercenti. «Partendo dal presupposto che un’Amministrazione non può vietare l’atterraggio di nuove superfici (incoraggiate peraltro dalla legislazione europea) – afferma – è giusto sottolineare come questa legge ponga dei limiti all’arrivo della grande distribuzione. Il tutto in tempo utile, in quanto approvata prima della scadenza della moratoria, superata la quale le domande di nuovi insediamenti avanzate in passato sarebbero state approvate senza queste nuove limitazioni. Ora, invece, dovranno essere sottoposte alla nuova legge».

Più prudente il direttore di Confcommercio Claudio Bruno: «La delibera – afferma – rappresenta un passo importante, anche se non mancano elementi di criticità che destano qualche preoccupazione. Sono d’accordo sulla riqualificazione delle aree dismesse, ovvero i “grandi contenitori”, un argomento delicato su cui, peraltro, vorremmo esprimere il nostro parere. Per quanto riguarda, invece, il piano di recupero dei negozi di vicinato, ritengo che debba essere introdotta una regolamentazione per evitare che le percentuali indicate nella legge possano determinare una variante importante sulle superfici di vendita in funzione di quelle già esistenti: un rischio che non vogliamo far correre gli esercizi di vicinato favorendo ancora una volta la grande distribuzione.

Elisa Ferrando

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