La situazione economica è molto complicata, anche se con differenti sfumature a seconda dei comparti. Ma gli imprenditori guardano avanti, proponendo alcuni progetti per il territorio. All’orizzonte, le risorse del Recovery Fund.
E’ quanto emerge dalle parole di Andrea Amalberto, presidente dell’Unione industriale, sullo stato di salute dell’economia astigiana.
La situazione
«Partiamo dal settore automotive. I miei associati che fanno ricambistica per auto stanno lavorando, anche se è diffusa una grossa preoccupazione in merito all’aggregazione di Stellantis, la multinazionale nata lo scorso 16 gennaio dalla fusione tra i gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles. Potrebbe infatti determinare, per le aziende astigiane che gravitano nell’indotto auto di FCA, di un aumento significativo del lavoro, perché andrebbe a riguardare anche il mercato che fa riferimento al Gruppo PSA. O, al contrario, di una netta diminuzione a causa della concorrenza francese».
Un settore in netta difficoltà è poi quello che gravita sull’attività di bar e ristoranti. «Certo, può contare sul mercato rappresentato dalla grande distribuzione e dal commercio on line – specifica Amalberto – ma è fermo sul mercato Horeca (dagli hotel ai ristoranti) a causa delle numerose restrizioni e chiusure che si sono susseguite in questi mesi a causa della pandemia. A questo proposito l’alimentare tiene, ma non in modo uniforme. Ad esempio, la vendita di caramelle ha subito un netto calo. Senza contare le difficoltà legate alla Brexit, che sta creando altri rallentamenti».
Le priorità per il territorio
Di fronte a una situazione complessa, di cui Amalberto ha offerto alcune significative considerazioni, l’Unione industriale ha elaborato un documento che affronta alcuni temi prioritari per lo sviluppo economico e sociale del territorio astigiano. «La realizzazione dei progetti indicati non porterà benefici solo alle attività produttive – specifica Amalberto – ma certamente anche a tutti i suoi abitanti. Basti pensare all’ultima manovra finanziaria, in cui, grazie ad un grande lavoro di squadra, il comparto tessile biellese ha ottenuto un ingente stanziamento a tutela della filiera e delle attività di ricerca e sviluppo del settore. Se le forze politiche e sociali del territorio astigiano sapranno trovare la volontà di piena collaborazione, anche per il progetto da noi indicato relativo alla creazione di un polo tecnologico del vino e della sua filiera enomeccanica, crediamo si possa puntare al raggiungimento di quanto ottenuto dagli amici biellesi».
I quattro cluster
Il documento degli Industriali comprende quattro cluster (raggruppamenti tematici). Il primo riguarda la digitalizzazione e l’innovazione e si traduce in diversi punti, tra cui il completamento della banda larga, essenziale per lo sviluppo dell’industria 4.0, e la costituzione di un polo tecnologico di filiera vinicola/enomeccanica. «E’ una eccellenza del nostro territorio e, anche se fa fatica in questo periodo, a causa dell’emergenza sanitaria, il mondo lo cerca, per cui dovrà ripartire a pieno ritmo appena possibile. Secondo noi si potrebbe costituire una struttura a metà tra formazione e centro di trasferimento tecnologico/Laboratorio che favorisca la formazione del personale e introdurre tecnologie per migliorare sia i processi produttivi sia i prodotti».
Il secondo raggruppamento riguarda la transizione verde e la rivoluzione tecnologica. «Chiediamo – continua Amalberto – di intervenire per la mitigazione del dissesto idrogeologico nell’intero territorio provinciale, il potenziamento della rete fognaria e la riqualificazione della città di Asti attraverso il recupero di immobili pubblici. Il terzo riguarda le infrastrutture essenziali per la mobilità: realizzazione della tangenziale Sud Ovest e di un nuovo casello autostradale a Villafranca, a servizio del Nord Astigiano, oltre alla creazione del polo logistico con la funzione di retroporto di Genova».
Infine il cluster su istruzione e formazione, che va dallo sviluppo del sistema ITS – essenziale per migliorare la connessione tra scuola e imprese – alla valorizzazione del distretto Unesco.
«Insomma, se il territorio astigiano vuole uscire da questa crisi, ed essere pronto quando i consumi ripartiranno – conclude – deve resistere compatto e unito. Dopodiché bisognerà fare in modo che le risorse del Recovery Fund siano spese bene, diventando un investimento per il futuro».