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Edilizia, allarme per l’aumento dei prezzi delle materie prime

Carlo Fornaca (Unione industriale): “Il settore è in ripresa, ma questi rincari creano gravi problemi alle imprese”

«Gli eccezionali aumenti dei prezzi delle materie prime rischiano di compromettere la regolare prosecuzione dei lavori in corso».
A lanciare l’allarme l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) di Piemonte e Valle d’Aosta. Sotto accusa i prezzi di numerose materie prime. Innanzitutto dell’acciaio, che negli ultimi mesi, tra novembre e febbraio, è aumentato del 130%. Quindi di altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come i polietileni, che nello stesso periodo hanno mostrato incrementi superiori al 40%, il rame (+ 17%) e il petrolio (+ 34%). «Tutti dati – spiegano dall’Ance – in continua evoluzione, con un trend che sembra destinato ad aumentare».

La posizione dell’Ance

«Gli impatti sulla produzione e sugli scambi commerciali causati dalla pandemia – commenta Paola Malabaila, imprenditrice astigiana e presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta – hanno scaricato sul settore edile il “caro materiali”. Siamo molto preoccupati perché le imprese sono in forte sofferenza e questi incrementi eccezionali non fanno che aggiungersi alle già ingenti difficoltà finanziarie e patrimoniali dovute alle dinamiche disfunzionali di appalto connesse alla pandemia. Abbiamo chiesto alla Regione Piemonte di aggiornare il prezzario regionale basandosi sui prezzi delle materie prime e semilavorati rilevati nei primi tre mesi del 2021, anziché sulla media dei prezzi nel 2020 falsata dalla pandemia, e di tenere conto di questa infuocata dei prezzi».

Il commento di Carlo Fornaca

Preoccupato anche Carlo Fornaca, titolare della “CS Costruzioni” di Frazione Sessant e a capo del Gruppo costruttori edili dell’Unione industriale di Asti. «Il problema – indica – è che noi imprenditori edili abbiamo firmato nei mesi scorsi contratti per opere e lavori sulla base di prezzi delle materie prime notevolmente più bassi rispetto ad ora. Certo, i contratti, e lo stesso Codice degli appalti, prevedono la possibilità di variare gli importi in corso d’opera, ma sempre con una oscillazione intorno al 5-8%. Ovvero, impossibile da concretizzare in casi come questo, dove gli aumenti sono notevolmente superiori. Quindi bisogna intervenire sui prezziari regionali, perché altrimenti c’è il rischio che molte imprese debbano scindere i contratti».
Fornaca spiega anche i motivi degli aumenti così elevati. «Sono dovuti ad una concatenazione di fattori. Sicuramente il lockdown dell’anno scorso, con il conseguente stop alla produzione delle aziende, ha determinato un calo che si è manifestato nei mesi successivi. Quindi il fatto che in questo periodo ci sia un aumento della domanda a fronte di una bassa offerta, per cui i prezzi siano saliti. Infine l’aspetto più significativo, di cui non si parla mai. Ovvero, il fatto che il sistema economico italiano, a causa dell’eccessiva burocrazia, allontana gli investitori, tanto che l’industria primaria si è localizzata quasi totalmente all’estero. Basti pensare al settore dell’edilizia. Tutti i materiali di cui si serve il settore sono prodotti quasi esclusivamente all’estero: acciaio, legno, alluminio, polietilene. In Italia si assembla solo più il materiale, si fa tanta logistica e smercio. Di conseguenza, in condizioni come questa, dipendere da altri Paesi acuisce ancora di più il problema».
Secondo Fornaca è quindi necessario un massiccio intervento di sburocratizzazione da parte dello Stato. «E’ l’unica soluzione per evitare che il problema si possa di nuovo verificare con questa portata».

L’andamento del settore nell’Astigiano

L’aumento dei prezzi, tra l’altro, si sta verificando in un periodo di ripresa del settore dell’edilizia, trainato soprattutto dagli incentivi statali (i bonus 110%, facciata, ristrutturazioni). «Confermo le previsioni positive che avevo fatto ad inizio anno – conclude Fornaca – tanto che gli operai iscritti regolarmente alla Cassa edile sono attualmente 1.442, 40 in più rispetto al 31 dicembre 2020. Ma questa fase positiva del settore va gestita correttamente, altrimenti si rischia di vanificare i risultati ottenuti finora».

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