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Edilizia, crollo degli occupati e del fatturato
Economia

Edilizia, crollo degli occupati e del fatturato

Un ritratto del settore a tinte fosche, curato dal centro studi piemontese Ance. Per la prima volta le 550 aziende associate alla Cassa edile scendono sotto i 2mila dipendenti. «E’ necessario smatire la sovrapproduzione di costruzioni rispetto alla domanda», dice Luciano Mascarino

E’ un quadro a tinte fosche quello che emerge dall’analisi effettuata dal Centro Studi piemontese dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili). Dai dati relativi alle previsioni sul primo semestre 2013, resi noti nell’ambito di una conferenza stampa organizzata nella sede astigiana dell’Unione Industriale venerdì scorso, si delinea una situazione molto critica circa il settore delle costruzioni nella nostra regione sia relativamente alle imprese che operano in edilizia privata abitativa sia su quelle che svolgono lavori pubblici. Si ravvisano infatti prepotentemente tre principali problematiche: nessun segnale di ripresa, forte calo del fatturato e dell’occupazione e ritardi nei pagamenti, che raggiungono livelli mai registrati.

«Il nostro settore – dichiara Giuseppe Provvisiero, presidente dell’Ance Piemonte – è l’unico motore in grado di riaccendere l’economia e di favorire rapidamente la crescita a livello regionale e nazionale. Purtroppo, però, i primi mesi del 2013 continueranno ad essere molto difficili per l’edilizia piemontese. In tale contesto le nostre puntuali azioni cardine, condivise dalle parti politiche, sono fondamentali per invertire la rotta. Pagare le imprese, escludere dal Patto di stabilità interventi per la sicurezza dei territori, investire su scuole, ospedali e infrastrutture strategiche, riattivare il circuito del credito a famiglie e ad imprese e rilanciare le città sono temi sui quali la politica si è impegnata: ora è il momento di agire».

Secondo i dati forniti dall’Ance (relativi non solo al Piemonte ma anche alla Valle d’Aosta) il 65% delle imprese intervistate prevede un calo del fatturato contro il 5,9% che ne prevede un incremento e continua a preoccupare anche la situazione occupazionale: solo il 3,3% delle imprese intende aumentare il personale nei primi sei mesi del 2013 mentre il 44,1% prevede di ridurlo. Le difficoltà di reperimento di personale qualificato subiscono un calo, mentre aumentano quelle relative al personale generico. Il portafoglio ordini diminuisce, impegnando in media 8,6 mesi di attività, dato decisamente inferiore rispetto a quello della scorsa indagine (9,1 mesi).

I lavori privati assicurano in media 5,5 mesi di lavoro e i lavori pubblici 3,1. L’82,6% delle imprese intervistate dichiara di non avere in programma investimenti nel primo semestre 2013 e permane il problema (giudicato gravissimo) dei ritardati pagamenti: le imprese edili del Piemonte e della Valle d’Aosta dichiarano di dover aspettare mediamente 120 giorni, un’attesa che aumenta se si tratta di committenti pubblici protraendosi fino a 169 giorni.
«I dati confermano già da tempo il perdurare del ciclo negativo per il settore delle costruzioni sul nostro territorio – sottolinea Filippo Monge, presidente del Centro Studi dell’Ance Piemonte – e le conseguenze non sono solo economiche ma anche sociali perché coinvolgono le famiglie e rischiano di sopprimere un intero settore industriale che rappresenta un vero traino per l’economia».

Negativi anche i “numeri” astigiani. Innanzitutto, per la prima volta le 550 aziende associate alla Cassa edile sono scese sotto la soglia psicologica dei 2000 addetti (arrivando a 1804 lavoratori). Le imprese astigiane del campione analizzato a livello regionale, poi, manifestano attese più cupe rispetto a sei mesi fa sia sul fatturato sia sull’occupazione con saldi pari a -78 e -50 (nel semestre di previsione luglio-dicembre 2012 i saldi erano rispettivamente pari a -58,3 -46,2). Inoltre le difficoltà di reperimento del personale qualificato diminuiscono e interessano il 4,3% mentre quelle relative al personale generico restano pari a zero; il costo del credito bancario a breve è pari al 4,6%.
L’unico elemento positivo sembra essere quello relativo agli investimenti, poiché infatti il 13% delle imprese intende effettuarli per un incremento sia della quota “immobiliare” sia di quella “solo o anche non immobiliare”, quando invece sei mesi fa le intenzioni di investimento erano pari a zero.

Il gruppo costruttori edili dell’Unione industriale di Asti, appartenente all’Ance e guidato dal geometra Luciano Mascarino, non si limita però alla mera constatazione dei dati negativi, ma lancia concrete proposte a beneficio dei propri associati, come già anticipato a “La nuova provincia” sul numero in edicola lo scorso 19 febbraio.
«In questo momento condividiamo le preoccupazioni dei nostri associati: loro sanno che possono trovare in noi una sponda di ascolto e confronto costante», ha dichiarato Mascarino affiancato dai vice, l’architetto Raffaella Fasolis e il geometra Enrico Cerruti. Secondo Mascarino, inoltre, è «quanto mai necessario smaltire la sovrapproduzione di costruzioni rispetto alla richiesta del mercato poiché sono circa 3000 gli edifici vuoti o inutilizzati sia di tipo residenziale che commerciale. Dunque non bisogna più consumare il territorio ma piuttosto recuperare l’esistente patrimonio immobiliare riqualificandolo adeguatamente con fonti di energia rinnovabili e materiali ecocompatibili. Daremo inoltre contributi alle imprese per la formazione professionale del personale, per il rinnovo delle attrezzature e dei macchinari e, in vista del proficuo inserimento nel tessuto sociale locale, organizzeremo corsi di italiano rivolti ai tanti lavoratori stranieri impiegati nell’edilizia».

Bartolo Gabbio

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