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Edilizia, imprese strozzate«Enti pubblici, comprate gli alloggi invenduti»
Economia

Edilizia, imprese strozzate
«Enti pubblici, comprate gli alloggi invenduti»

La proposta di Luciano Mascarino (gruppo costruttori dell’Unione Industriale): «3mila alloggi costruiti e mai venduti, li vendiamo agli enti a prezzo convenzionato da concordare». Con Confartigianato e Cna denunciata la crisi dell’edilizia: «Le imprese sono ormai strozzate»

«L’edilizia, settore trainante dell’economia, si trova in una fase di grave crisi, peggiore di quanto si possa immaginare. In tale contesto di stallo, ecco la nostra idea: un “patto” che possa stimolare la compravendita di case, attualmente ferma. Come? Le nostre imprese sono disponibili a vendere i numerosi alloggi costruiti e mai venduti – pari a circa 3mila nell’Astigiano – a qualunque Ente pubblico abbia la liquidità per farlo. In questo modo si potrebbe dare una risposta, ad esempio, al disagio abitativo, e al contempo consentire alle imprese in difficoltà di respirare, vendendo quegli alloggi che rappresentano per loro solo un costo». E’ la proposta avanzata ieri, giovedì, da Luciano Mascarino, presidente del Gruppo costruttori edili dell’Unione industriale di Asti, appartenente all’Ance. L’occasione è stata la conferenza stampa promossa dal Gruppo insieme a Cna e Confartigianato, uniti per sensibilizzare l’opinione pubblica, le autorità e gli amministratori sulla grave crisi che attanaglia il settore delle costruzioni, avanzando richieste precise al mondo della politica.

Il quadro generale emerso è quello di un settore che, per via dell’indotto che muove (dall’arredo all’impiantistica), fa da traino per l’intera economia, per cui va fatto ripartire se si vuole garantire la ripresa della crescita in Italia. Attualmente è in una situazione di stallo: le compravendite sono ferme, i lavori pubblici bloccati dal Patto di stabilità che impedisce ai Comuni di spedere, il patrimonio immobiliare invenduto è ingente, le imprese che chiudono continuano ad aumentare, con effetto negativo “a cascata” sull’occupazione. Per rendersene conto basta dare uno sguardo ai dati provinciali diramati nel corso della conferenza stampa. Gli indicatori statistici disponibili e le valutazioni delle imprese evidenziano un contesto negativo per il settore, caratterizzato nel 2012 da cali produttivi più elevati rispetto alle previsioni formulate lo scorso anno. In particolare, tra il 2008 e il 2012, il numero delle ore di cassa integrazione autorizzate in questo settore in provincia di Asti è più che raddoppiato, passando da circa 80mila ad oltre 195mila.

Molto pesanti, poi, gli effetti sull’occupazione. Secondo i dati della Cassa edile provinciale, tra il picco del quarto trimestre 2008 e il quarto trimestre 2012 le costruzioni hanno perso quasi 700 occupati e 130 imprese, pari ad una flessione in termini percentuali di oltre il 25% per i primi e del 18% per le seconde. Numeri, questi che celano numerose criticità, messe in luce dagli interventi che si sono susseguiti. Giuseppe Pulvino, presidente provinciale CNA, ha messo in evidenza la disperazione di numerosi artigiani e imprenditori associati, invitando gli amministratori a «smettere di parlare e di cominciare a fare, prima che sia troppo tardi». Mentre Fabiano Baù, presidente dei Costruttori CNA, ha ribadito la necessità che gli amministratori non rimandino sempre le decisioni: «Il punto di frattura principale tra noi imprenditori e i politici – ha affermato – è proprio il decisionismo: noi non possiamo perdere tempo, perché altrimenti il sistema si inceppa. La politica, invece, spesso  attende per non scontentare nessuno».

Biagio Riccio, presidente provinciale Confartigianato, ha poi elencato alcuni tra i principali problemi del settore, dai «ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione alla concorrenza sleale, dalla burocrazia esasperante al costo del personale fuori controllo». Che fare, allora? «Nonostante tutto – ha affermato Mascarino nel suo intervento  – vogliamo essere ottimisti, anche perché non abbiamo nessuna intenzione di chiudere le nostre imprese. Secondo noi, quindi, sono fondamentali alcuni provvedimenti a livello nazionale (tra cui investimenti in costruzioni, riduzione del costo del lavoro, efficienza e snellezza della Pubblica amministrazione, modifica del patto di stabilità, attivazione di strumenti per l’accesso al credito di famiglie e imprese, correzione dell’Imu), ma ma anche a livello locale. Bisogna infatti ripartire puntando sulle piccole opere (manutenzione del centro storico, interventi sulle strade, ristrutturazione dell’edilizia scolastica), che sono immediate, e al contempo perseguire progetti più ampi, tra cui il Pisu Asti Ovest, che ha ottenuto un contributo di 18 milioni di euro che l’Amministrazione comunale non si può permettere di perdere».

Mascarino ha poi avanzato una proposta: «Le nostre imprese – ha affermato – sono disponibili a vendere le unità immobiliari invendute, anche sfitte, a qualunque Ente pubblico ne faccia richiesta a prezzo convenzionato da concordare. In questo modo una sinergia tra pubblico e privato potrebbe andare incontro, ad esempio, al disagio abitativo, dando “in pronta consegna” alloggi per la fascia disagiata della popolazione invece che aspettare anni per costruirne di nuovi, indicendo gare di appalto che poi, magari, vanno a consegnare il lavoro ad imprese fuori provincia. E darebbe respiro alle imprese, per le quali l’invenduto rappresenta un costo, anche perché vi paga l’Imu». Dopo gli interventi dei promotori si è sivluppato un articolato dibattito in sala con autorità e imprenditori intervenuti, chiuso dalle parole di Pierluigi Guerrini (Uil), che ha sottolineato, tra i vari punti, «la necessità di rivedere le regole di chi entra nel settore dell’edilizia per favorire una migliore qualificazione dell’imprenditoria».

Elisa Ferrando

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