Il disegno di legge regionale
Far ripartire l’economia piemontese dopo il lockdown puntando sulla semplificazione burocratica. E’ l’obiettivo della Regione Piemonte con l’approvazione del disegno di legge Riparti Piemonte. «Dopo aver mandato in quarantena le persone era fondamentale mandare in quarantena la burocrazia», spiega il presidente della Regione Alberto Cirio. «Questo è l’impianto che abbiamo applicato su Riparti Piemonte – sottolinea – ma era anche uno dei tre pilastri del nostro progetto per il territorio».
«L’emergenza Coronavirus – aggiunge l’assessore regionale alla Semplificazione, Maurizio Marrone – ci ha almeno fornito l’opportunità di cogliere la sfida della semplificazione, cominciando a liberare i comparti dell’edilizia, del commercio e della ristorazione da cavilli e zavorre evitabili».
Cosa prevede il disegno di legge
Il disegno di legge prevede contributi a fondo perduto per un totale di 131 milioni di euro, destinati a 70mila imprese del territorio piemontese con accredito diretto (ad oggi sono stati erogati oltre 30 milioni di euro).
Per quanto riguarda il commercio, dispone la sospensione delle autorizzazioni a nuove aperture e ampliamenti di centri commerciali e ipermercati fino al 31 gennaio 2021, con l’obiettivo di tutelare il piccolo commercio di prossimità, già pesantemente penalizzato dagli effetti dell’emergenza sanitaria.
Per quanto riguarda, infine, l’edilizia, prevede tempistiche tagliate, elasticità su varianti urbanistiche, destinazioni d’uso temporanee per il riuso degli immobili dismessi e procedure più snelle. Riguardo ai Durc (Documenti di regolarità contributiva) riferiti al 2019, la validità sarà estesa a tutto il 2020. «Il Governo – spiegano dall‘Amministrazione regionale – aveva prorogato la validità dei certificati di regolarità contributiva in scadenza nel 2020 fino al 15 giugno. Noi abbiamo esteso la proroga di validità fino al 30 novembre, permettendo così alle aziende in crisi di liquidità di continuare ad ottenere commesse, lavorare e mettersi in pari nel 2021, così da evitare un cortocircuito di chiusure di massa e lavoro nero. Insomma, il congelamento dei Durc consentirà di lavorare e ricevere pagamenti a tante imprese a rischio liquidità».
La protesta dei sindacati
Considerazioni che non vedono d’accordo i sindacati di categoria Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. «Il presidente Cirio, decidendo di non ascoltare i tanti appelli di chi rappresenta i lavoratori del settore – commenta Giuseppe Manta, segretario generale regionale Feneal Uil – commette un clamoroso errore. Sospendere il Durc non significa sburocratizzare. Tutt’altro. Significa liberalizzare in maniera incontrollata colpendo le imprese serie e favorendo le irregolarità. Quando a dicembre molti lavoratori, per colpa di questa norma, non prenderanno la tredicesima, vorrà dire che li porteremo sotto il palazzo della Regione».
Massimo Cogliandro, segretario generale Fillea Cgil Piemonte, ricorda l’origine del documento. «Il Durc, obbligatorio in edilizia dal 2005 – evidenzia – è stato introdotto per distinguere e proteggere le imprese regolari (che pagano correttamente tasse e stipendi ai lavoratori) da quelle irregolari, con l’obiettivo di impedire la concorrenza sleale. Con questa scelta la giunta Cirio fa passare un messaggio ambiguo e pericoloso».
Per Piero Tarizzo (Filca Cisl Piemonte), «il Durc non rappresenta né la burocrazia né una tassa aggiuntiva, ma certifica il versamento dei contributi Inps e Inail ai lavoratori per la pensione, la sanità e gli infortuni, più le loro ferie, la tredicesima e il TFR in Cassa edile. Sono soldi sacrosanti dei lavoratori, peraltro già penalizzati dalla cassa integrazione. In più, oltre al danno anche la beffa: le imprese “furbe” che non pagheranno risulteranno in regola per gli appalti, portando via il lavoro e benefit a quelle sane che hanno pagato».