Negli ultimi sei anni, da fine 2008 a fine 2014, il comparto edile della provincia di Asti ha perso circa 1.200 posti di lavoro, con 320 aziende che hanno cessato l'attività. Sono numeri da brivido quelli citati dai sindacati del comparto – Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – che martedì hanno convocato una conferenza stampa per evidenziare lo stato di difficoltà in cui versa il settore delle costruzioni. Ma, anche, per sollecitare…
Negli ultimi sei anni, da fine 2008 a fine 2014, il comparto edile della provincia di Asti ha perso circa 1.200 posti di lavoro, con 320 aziende che hanno cessato l'attività. Sono numeri da brivido quelli citati dai sindacati del comparto – Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – che martedì hanno convocato una conferenza stampa per evidenziare lo stato di difficoltà in cui versa il settore delle costruzioni. Ma, anche, per sollecitare una risposta concreta a questa difficile situazione, chiamando a raccolta le Amministrazioni locali e le associazioni di categoria.
«L'agonia del settore, che ha patito in modo grave la crisi economica – ha affermato Filippo Rubulotta, segretario provinciale Fillea Cgil – è passata sotto completo silenzio, nonostante i dati tragici della Cassa edile (l'Ente bilaterale che funziona anche da anagrafe ufficiale del settore, ndr). Dati che si confermano in diminuzione, anche se fortunatamente di entità inferiore, quest'anno. Di fronte a questa situazione vogliamo alzare la voce e cercare di sollecitare soluzioni concrete per ridare fiato al settore». Freschi del rinnovo degli accordi con il Gruppo costruttori dell'Unione industriale, i sindacati vogliono fare un passo avanti. «Siamo molto soddisfatti di aver ripristinato, dopo lunghi mesi di contrattazione – ha continuato Rubulotta – accordi con il Gruppo costruttori, che li aveva disdettati a causa della crisi. Ora sono di nuovo in essere, e prevedono varie prestazioni e assistenze alle imprese e ai lavoratori iscritti alla Cassa edile, oltre alla piena operatività dell'Osservatorio dei cantieri per la lotta al lavoro nero e la nascita dell'Ente unico per la formazione e la sicurezza in edilizia. Ma questo importante risultato va inserito in un lavoro più ampio sul territorio».
Nelle prossime settimane, quindi, i sindacati saranno impegnati nella contrattazione di secondo livello, territoriale e relativa al salario, e nell'organizzazione di iniziative congiunte con le Amministrazioni locali e le associazioni datoriali (Unione industriale, artigiani). «L'idea – continua Luigi Tona (Filca Cisl) – è attuare un progetto di sviluppo sul territorio. Le Amministrazioni locali lamentano sempre pochi fondi, ma alcune risorse da parte le hanno, lo sappiamo. Bene, le utilizzino per un progetto condiviso che dia fiato a questo settore in agonia, sfruttando poi l'effetto positivo sull'economia dovuto agli effetti benefici che ricadrebbero anche sull'indotto. Come? Promuovendo la ristrutturazione delle scuole, degli edifici dismessi dall'Asl (come il vecchio ospedale e l'ex maternità) e il recupero del centro storico».
«Non vogliamo una nuova e inutile "corsa al cemento", anche perché in città ci sono già 1.700 alloggi vuoti – ha precisato Calogero Palumbo, segretario provinciale Feneal Uil – ma la pianificazione di una riqualificazione del territorio e delle strutture fatiscenti, e spesso inutilizzate, già esistenti, prevedendo una nuova destinazione d'uso degli edifici inutilizzati per affrontare diverse emergenze, tra cui quella abitativa. Insomma, un piano di sviluppo partecipato e di qualità, realizzato nella legalità e nella sicurezza dei lavoratori».
Elisa Ferrando