I dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria fino al 23 ottobre 2013 poi per tutti loro scatterà la mobilità. Valter Valfré, sindaco di Castello dAnnone, è tra quelli che hanno verificato se i lavoratori potevano essere ricollocati: «Il lavoro manca e noi amministratori abbiamo le mani legate». Secondo la Cgil, per alcuni dipendenti ora in cassa potrebbe aprirsi unipotesi di cooperativa…
Primo maggio amaro per gli 80 dipendenti della Laria S.p.a., azienda di laterizi e rivestimenti legata al settore edile in crisi dal 2011 e dal 3 aprile scorso fallita per decreto del tribunale di Torino. Troppo il debito accumulato negli anni. I creditori hanno rigettato la proposta di concordato preventivo presentata dallazienda nellottobre dello scorso anno e al giudice non è rimasto che decretare il fallimento. I dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria fino al 23 ottobre 2013 poi per tutti loro scatterà la mobilità. Una situazione drammatica, commentano i sindacati, a causa delletà avanzata dei dipendenti, quasi tutti tra i 45-50 anni, la fascia più difficile da riassorbire nel mercato del lavoro.
Nei mesi scorsi erano stati aperti tavoli con i delegati sindacali e i sindaci di Castello dAnnone, Cerro Tanaro, Rocchetta e Refrancore per verificare la possibilità di ricollocare, in altre aziende o nei cantieri, almeno i casi più svantaggiati ma come commenta Valter Valfré sindaco di Castello dAnnone, dove ha sede la Laria S.p.a. per il momento non cè stato nulla da fare, la crisi sta picchiando duro in questa provincia, il lavoro manca e noi amministratori abbiamo le mani legate. Volessimo elargire un sostegno economico alle famiglie rimaste senza reddito non siamo nelle condizioni di poterlo fare.
Una parabola, quella di Laria, iniziata nel 2008 con un piano di risanamento per risollevare lazienda che avrebbe dovuto spostare parte della produzione, quella più costosa, in Tunisia ma che non ha dato gli esiti sperati. Nel 2011 Laria ha raggiunto il punto critico con stipendi versati in ritardo, bollette non pagate e mancanza di liquidità. Nellottobre dello stesso anno i vertici aziendali hanno chiesto la cassa integrazione per crisi. Nellaprile 2012 lazienda è stata messa in liquidazione e poco meno di un anno dopo è arrivato il fallimento. Nel frattempo il liquidatore dott. Lorenzo Avogliero di Torino ha cercato di onorare i debiti contratti dallazienda nei confronti dei fornitori vendendo anche il materiale rimasto negli stabilimenti. In questo periodo lazienda incassava intorno ai 30 mila euro al mese dichiara il segretario provinciale FILLEA CGIL Filippo Rubulotta che da cinque anni segue il caso Laria questo ci fa capire che il fatturato cè e che per alcuni dipendenti ora in cassa potrebbe aprirsi unipotesi di cooperativa.
Filippo Rubulotta spiega che la CGIL di Asti sta valutando la consistenza del mercato, limporto dei finanziamenti necessari per riattivare limpianto e i due forni fermi ormai da mesi. Non vogliamo creare false speranze. Se riuscissimo a costituire una cooperativa partirebbe un solo ciclo produttivo, almeno allinizio. Questo garantirebbe lavoro per 20-25 dipendenti, una piccola percentuale rispetto a chi entrerà in mobilità ma è comunque una possibilità che in tempi di crisi non possiamo scartare. Nelle prossime settimane i sindacati con il supporto dei tecnici torinesi della Legacoop, la Lega nazionale delle cooperative e mutue, valuteranno i costi di riattivazione degli impianti, di produzione, i tempi, il mercato disponibile e linstallazione di pannelli solari sui 18 mila mq di tetto. Se i segnali saranno positivi almeno per una parte dei dipendenti Laria si aprirà la possibilità di continuare a lavorare nei suoi stabilimenti.