Tasse troppo elevate, burocrazia eccessiva, ma anche lotta a quella parte della politica corrotta e disonesta. Sono solo alcune delle ragioni che hanno spinto il mondo della piccola e media impresa
Tasse troppo elevate, burocrazia eccessiva, ma anche lotta a quella parte della politica corrotta e disonesta. Sono solo alcune delle ragioni che hanno spinto il mondo della piccola e media impresa astigiana a scendere in piazza ieri (lunedì) per aderire alla mobilitazione generale promossa da cinque associazioni di categoria: Confartigianato, CNA, Api Asti, Confesercenti e Confcommercio.
I manifestanti sono partiti alle 9.30 dal piazzale di fronte al ristorante La Grotta di corso Torino, da dove hanno dato vita ad un corteo composto da alcuni mezzi, tra cui furgoni e camion dotati di gru, che ha percorso varie vie della città per arrivare in piazza Alfieri. Qui era pronto un palco che ha ospitato gli interventi dei presidenti delle cinque: Biagio Riccio (Confartigianato), Guido Migliarino (CNA), Mauro Ardissone (Confesercenti), Andrea Cirio (Api Asti); assente Aldo Pia (Confcommercio), sostituito dal vice presidente Dino Penna.
Ad ascoltarli commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, a volte affiancati da alcuni dipendenti. La sensazione era che fossero combattuti tra il desiderio di ribellarsi con forza alla difficile situazione economica – e soprattutto agli ostacoli posti dallo Stato allattività dimpresa – e il disincanto maturato da anni di immobilismo che hanno caratterizzato il Paese. «Quando gli imprenditori scendono in piazza – ha affermato Mauro Ardissone (Confesercenti), il primo presidente ad intervenire sul palco – la crisi è vera. Infatti siamo allo stremo, siamo arrivati al punto che non possiamo più permetterci di stare zitti. Per questo, oggi, vogliamo dire che non cè alcuna attenzione verso le nostre categorie. Basti pensare che molte imprese in Italia vantano crediti anche importanti verso la Pubblica amministrazione. E questo nonostante più del 65% degli occupati in Italia appartengano alle piccole e medie imprese e che oltre il 60% del Pil (Prodotto interno lordo) sia prodotto da piccole realtà come le nostre».
Gli ha fatto eco Dino Penna (Confcommercio). «Sono un commerciante – ha esordito – e sono qui per chiedere attenzione e soprattutto rispetto per la categoria. Lo chiedo perché i negozi e le botteghe storiche continuano a chiudere, perché la grande distribuzione continua ad occupare gli spazi che le Amministrazioni concedono, contrariamente a quanto dichiarano. E perché la tassazione ha raggiunto livelli improponibili, ben lontana dalle medie europee. A questo punto, su cosa dobbiamo o vogliamo puntare? Provo a dirlo con due parole: turismo e tassazione locale. Turismo perché rappresenta una opportunità, basti pensare allExpo 2015. Tassazione locale perché il Governo ha ridotto i trasferimenti agli Enti locali».
Ad approfondire la questione tasse eccessive e costo dellenergia è stato poi Andrea Cirio, presidente di Api Asti. «E la prima volta – ha affermato – che la nostra associazione scende in piazza a manifestare il grido di dolore di centinaia di imprenditori che, ormai vessati da anni, si trovano in una situazione drammatica a causa di una classe politica cieca e completamente scollegata dal mondo reale e dalle condizioni in cui si trovano la maggior parte delle famiglie italiane».
«Siamo qui oggi – ha continuato – perché la pressione fiscale è arrivata in termini reali al 54%. Ma se si considerano le numerose norme di indeducibilità, la tassazione effettiva da troppi anni ormai supera mediamente il 65 – 70%. E questo, lasciatemi dire, è una follia!».
Dopodiché ha indicato quali interventi lApi – e Confimi Impresa nazionale, cui è associata – ha posto quali esigenze imprecindibili: limmediata riduzione del cuneo fiscale («su cui qualcosa si sta muovendo, ma rimarremo ben vigili a controllare»), della tassazione impropria sulle imprese (Imu, Irap, Tax service) e labbattimento delle tasse sullenergia. «Infatti – ha ricordato – oltre il 60% dei costi totali per lenergia elettrica sostenuti dalle Pmi è di origine fiscale e parafiscale». Dopodiché Cirio ha lanciato un appello alle Istituzioni locali, in particolare al Comune. «Vista la profonda desertificazione industriale che stiamo vivendo – ha concluso – occorre, con ogni mezzo, evitare che nuove imprese intenzionate a localizzarsi sul territorio decidano poi di abbandonarlo per vari motivi. Bisogna ad ogni costo creare le condizioni migliori per le nuove attività produttive, non solo millantarlo verbalmente, come è già capitato in parecchi casi».
E intervenuto contro leccessiva burocrazia, invece, Guido Migliarino, presidente CNA. «Noi, che siamo il vero motore dellItalia – ha affermato – siamo costretti ad essere soffocati da documenti, moduli, adempimenti, che ci fanno perdere giornate di lavoro, anche perché non esiste ancora un database informatico comune tra i vari Enti con cui dobbiamo interloquire per le nostre attività». A concludere gli interventi Biagio Riccio (Confartigianato), che si è scagliato contro la politica, a livello nazionale e locale, citando alcune questioni calde a livello locale e regionale, quali «i costi del campo nomadi astigiano, i vitalizi votati dal Consiglio regionale, lo scandalo dei consiglieri regionali indagati, lassenza di una guida politica per lAmministrazione provinciale». Per poi invitare i colleghi a «tenere duro, a non mollare, a denunciare ai Carabinieri le storture di ogni tipo che vedono. Solo così, con la collaborazione di tutti, usciremo dalla crisi».
Tra i manifestanti in piazza tanta rabbia e preoccupazione per il destino della propria azienda. «E sempre peggio – chiosa Susanna Baldissera, parrucchiera di CastellAlfero – in quanto siamo molto in difficoltà a tenere aperte le nostre attività. Il lavoro è certamente in calo, ma ciò che ci ha dato il colpo di grazia è stato laumento delle tasse e dei costi di gestione avvenuto negli ultimi anni».
Pessimista sul futuro anche Anna Maria Carrer, imprenditrice del settore tessile. «Oltre a tutti i problemi che assillano le aziende italiane, che riescono anche a farle partire svantaggiate nellexport rispetto a quelle di altri Paesi – ha sottolineato – non dimentichiamo, a livello locale, la questione sicurezza. Basti pensare che tre settimane fa ho subito un furto nella sede dellazienda in pausa pranzo, tra le 13 e le 14, dato che i ladri hanno buttato giù la porta di ingresso e scardinato il sistema di allarme. Tanto che, oltre ad aver subito un ingente danno economico, da quel giorno non posso più permettermi di lasciare un dipendente a lavorare in sede da solo».
Presenti alla manifestazione anche alcuni politici, tra cui lonorevole Massimo Fiorio (Pd), che afferma: «Condivido molte delle perplessità e delle critiche avanzate al Governo. Certamente dovrebbe fare di più, ma non si può dire che finora non si sia mosso. Anche su alcune questioni sollevate stamattina, come per esempio il Sistri, sta cercando di trovare un rimedio».
Elisa Ferrando