Sono i sette lavoratori della A.G.A Manutenzioni di Montegrosso, azienda che svolge lavori di pulizia e manutenzione (come lo sfalcio dellerba) lungo lautostrada A 21. Lavoratori che hanno deciso, lo scorso 3 settembre, di licenziarsi «per giusta causa» in seguito al «mancato pagamento degli stipendi». L'azienda: «Gli stipendi sono stati pagati fino a luglio 2013 compreso…
Hanno deciso di licenziarsi «per giusta causa» in quanto, come hanno dichiarato, «non percepiscono lo stipendio dallo scorso maggio e contano arretrati a livello di tredicesime e ore di straordinario». Sono i sette lavoratori della A.G.A Manutenzioni di Montegrosso, azienda che svolge lavori di pulizia e manutenzione (come lo sfalcio dellerba) lungo lautostrada A 21. Lavoratori che hanno deciso, lo scorso 3 settembre, di licenziarsi «per giusta causa» in seguito al «mancato pagamento degli stipendi dei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, oltre a tredicesime e ore di straordinario, per un totale di circa 3mila euro ciascuno», dopo aver proclamato, tramite il sindacato Fiom Cgil, lo stato di agitazione dal 26 agosto (giorno di rientro dalle ferie) al 3 settembre, in virtù del quale non sono più andati a lavorare.
Una tesi, quella dei mancati pagamenti, respinta dallazienda, che prima, in occasione dello stato di agitazione, ha inviato ai lavoratori lettere individuali di richiamo disciplinare e poi ha contestato i mancati pagamenti, affermando, di conseguenza, che si trovava di fronte a dimissioni «volontarie» e non per «giusta causa». Una differenza non solo terminologica ma anche di sostanza, su cui si giocherà lo scontro nelle aule di Tribunale tra lazienda, assistita dallavvocato Silvio Penno, e i lavoratori, seguiti dalla Fiom Cgil tramite lUfficio vertenze del sindacato. Infatti solo se il giudice darà loro ragione potranno accedere allassegno Aspi (ex disoccupazione), che dura 8 mesi per chi ha meno di 50 anni e 12 mesi per chi li supera.
«La situazione è drammatica – commenta Claudio Chierchiello (Fiom Cgil) – in quanto i lavoratori rischiano di vedere la sospensione dellAspi fino a quando questa vertenza non sarà risolta nelle aule del Tribunale. In sostanza, siamo arrivati ad un paradosso: lazienda, che finora ha creato problemi ai dipendenti non pagando quanto dovuto (come dimostra il fatto che le buste paga in questione non si sono viste) adesso mette i bastoni tra le ruote e non lascia che i dipendenti possano percepire lAspi. Sì, perché lassegno è garantito solo se viene riconosciuta la giusta causa».
Il sindacalista ricorda anche altri problemi che saranno sottoposti allattenzione dellUfficio vertenze della Cgil, ovvero «la tipologia dei contratti applicati ai dipendenti, dato che alcuni sono assunti dallazienda con contratto metalmeccanico, altri dalla ditta del marito della titolare, Giampiero Bianco, con contratto di bracciante agricolo».
Interpellata dai cronisti sulla questione, lazienda, che si riserva di convocare una conferenza stampa per ribattere in modo puntuale alle accuse, replica sostanzialmente che «le buste paga sono sempre state consegnate ai lavoratori che le hanno firmate e gli stipendi sono stati pagati fino a luglio 2013 compreso; le cifre arretrate riguardano solo tre dei lavoratori protagonisti della vicenda che, è bene precisarlo, inizialmente erano otto ma ad oggi sono sette: uno, infatti, ha rivisto le proprie posizioni e ha continuato a lavorare».
E ancora, lazienda sottolinea che «le cifre dovute ai tre lavoratori in questione sono di modesta entità, decisamente inferiori a quanto dichiarato dal sindacato e relative alla retribuzione di una settimana di lavoro del mese di agosto 2013» e che, fin dallinizio della vicenda, «ha prontamente replicato ai lavoratori, per cercare un confronto ed un dialogo entro il termine di 10 giorni che gli stessi lavoratori avevano indicato nella loro lettera del 26 agosto, ma prima ancora che tale termine fosse decorso i dipendenti hanno ritenuto di licenziarsi ponendo così fine a ogni trattativa».