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Amalberto Andrea 2021
Economia
Analisi

«Le imprese tornano ad assumere, ma trovano il personale con difficoltà»

Il presidente dell’Unione industriale di Asti Andrea Amalberto commenta i dati dell’ultima indagine congiunturale

«Un clima di fermento positivo e moderata fiducia».
Sono le parole utilizzate dal presidente dell’Unione industriale, Andrea Amalberto, per commentare i risultati dell’indagine congiunturale, promossa presso le aziende associate, relative al secondo trimestre di quest’anno.
A testimoniarlo diversi indicatori. Per quanto concerne l’occupazione, ad esempio, il 18,9% delle imprese associate ha risposto che ne prevede un aumento, mentre per il restante 78,4% la previsione risulta costante. Solamente il 2,7% delle imprese ne prevede una diminuzione.

I dati

Diminuisce sensibilmente, rispetto alla precedente rilevazione, la percentuale di aziende che prevede di far ricorso alla cassa integrazione (si passa dal 10,7% al 2,8% dell’attuale indagine, valore leggermente inferiore rispetto alla media regionale). Il saldo ottimisti/pessimisti relativo alla produzione si assesta al 18,9% e risulta in aumento rispetto alle previsioni delle precedenti rilevazioni.
«Le aspettative delle imprese – commenta Amalberto – sono sostanzialmente buone. Con piacere registriamo un miglioramento degli indicatori relativi a previsioni per ordini export e prospettive di ricorso alla cassa integrazione. In generale si può dire che, rispetto ai momenti di stagnazione del passato, le aziende stanno cercando personale e che, soprattutto in alcuni settori, come nell’ambito dei prodotti legati al mondo del vino, hanno molti ordinativi e fanno fatica a stare dietro alle richieste. Anche perché osservo un clima di fermento tra i consumatori, nonostante l’inflazione elevata».

La situazione

A questo proposito, sembra superata anche l’emergenza relativa all’aumento dei costi dell’energia. «Il prezzo è sceso, a differenza di quello delle materie prime trasformate che non è diminuito di molto. Inoltre è stata superata la fase problematica, ovvero l’andamento dei prezzi al rialzo, in quanto ora il prezzo è stabile».
Anche per quanto riguarda le altre due emergenze degli anni passati la situazione è migliorata. «Il Covid non è stato debellato – ricorda – ma la vita quotidiana è tornata alla normalità. A livello geopolitico, invece, la situazione è ancora incerta, ma per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino i mercati hanno già scontato tutto quello che dovevano scontare. Inoltre nel prossimo futuro la tragedia della guerra in Ucraina porterà opportunità per le imprese a livello di ricostruzione del Paese».

Le dificoltà nella ricerca del personale

Amalberto sottolinea però un problema generalizzato che affligge le imprese. «La difficoltà – spiega – è quella di riuscire a trovare personale. Mi riferisco a figure di ogni tipo, dagli operai ai manutentori, dai periti agli ingegneri, fino agli informatici. Una carenza determinata da una serie di fattori: l’attrattività, per quanto riguarda le figure professionali più qualificate, rappresentata dai Paesi esteri; le scelte dei giovani che optano per un percorso universitario che offre scarsi sbocchi lavorativi e sicuramente la denatalità. Il calo demografico, infatti, non garantisce un’adeguata forza lavoro, ragion per cui ritengo che i migranti rappresentino una risorsa».

Il contesto regionale

Per quanto riguarda l’indagine a livello regionale, lo scorso dicembre si era parlato di un clima di attesa, improntato alla cautela. Ora gli indicatori registrano un sensibile miglioramento del clima di fiducia, spiegato in particolare dall’inversione di tendenza del comparto manifatturiero.
«La resilienza dimostrata dall’industria della nostra regione negli ultimi 18 mesi, quando i margini sono stati erosi dall’aumento del costo delle materie prime e dell’energia – commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – sta dando i suoi frutti. Nei prossimi mesi il nostro tessuto imprenditoriale è però chiamato a raccogliere nuove sfide ed opportunità. Penso alle infrastrutture materiali e immateriali, ma anche al pieno utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali europei. A fare la differenza sarà la capacità di concretizzare il partenariato pubblico-privato».

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