A tre settimane dalla sospensione della notte fissa per una nuova organizzazione del lavoro su tre turni, gli operai O/Cava segnalano crescenti difficoltà e un clima di lavoro poco sereno. Dallo scorso aprile
A tre settimane dalla sospensione della notte fissa per una nuova organizzazione del lavoro su tre turni, gli operai O/Cava segnalano crescenti difficoltà e un clima di lavoro poco sereno. Dallo scorso aprile, all’aumentare delle richieste dei dipendenti di poter lavorare anche di notte, l’azienda ha attivato una turnazione mensile. Un gruppo di lavoratori, giudicando troppo pesante la nuova turnazione, si è rivolto al sindacato. L’azienda è stata portata davanti allo Spresal e l’accordo che prevedeva la notte fissa per una cinquantina di operai è decaduto in favore del contratto nazionale, con lavoro su tre turni e una perdita del 20% sulla maggiorazione retributiva. Perdita in parte compensata con la concessione di gettoni di presenza sul turno di notte.
«Siamo furibondi per l’accaduto, a causa dell’esposto presentato da RSU, RLS Fiom O/Cava e Segreteria Fiom di Asti», protestano gli oltre 100 lavoratori interessati alla nuova turnazione. «Siamo penalizzati economicamente e la vita delle nostre famiglie è stata sconvolta dai nuovi turni. Alcuni di noi hanno preso in considerazione le dimissioni, altri sono costretti a pagare centinaia di euro di asilo privato. Per questo – proseguono – abbiamo raccolto 104 firme, per chiedere le dimissioni dell’attuale RSU e RLS Fiom e l’allontanamento di chi, a nome della segreteria, si è rivolto allo Spresal causando tutto ciò». Richiesta alla quale la Fiom ha risposto con un comunicato nel quale si legge che, a fronte della scelta unilaterale dell’azienda di applicare una turnazione anomala e dell’impossibilità di trovare un accordo, si è reso necessario interpellare lo Spresal in quanto: «il diritto anche di un solo lavoratore alla salvaguardia della propria salute abbia sempre la prevalenza su qualunque altra condizione posta».
Perplessità arrivano dalla Fim-Cisl, altra organizzazione sindacale presente in O/Cava. «La Fiom ha agito senza coinvolgerci e creando più danni che soluzioni», afferma il segretario Tino Camerano. «La denuncia deve essere l’estrema ratio e non era di certo il caso della O/Cava con la quale le rappresentanze sindacali hanno da sempre buoni rapporti». Allo stesso tempo gli operai contestano quanto affermato dalla direzione e cioè che «La nostra azienda ha per suo “core business” la fusione ed è dunque riconducibile ai settori metalmeccanico e siderurgico, dov’è prevista la continuità del funzionamento degli impianti». «Non è così – controbattono i dipendenti – gli impianti cessano di lavorare venerdì alle 20,30 e riprendono lunedì alle 5. L’obbligo del lavoro domenicale e festivo infrasettimanale per il personale dei forni non è, secondo noi, a norma di legge. La domenica va dedicata alla famiglia e al riposo, per salvaguardare l’aspetto psicofisico del lavoratore e l’armonia della sfera familiare.» La proprietà non rilascia invece dichiarazioni.