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Economia

Perse in un anno 502 imprese
Sacco: «Export unica salvezza»

In un anno l'Astigiano ha perso 502 imprese. È il dato maggiormente significativo del permanere della crisi economica nella nostra provincia, argomento di si è discusso venerdì scorso in

In un anno l'Astigiano ha perso 502 imprese. È il dato maggiormente significativo del permanere della crisi economica nella nostra provincia, argomento di si è discusso venerdì scorso in occasione della XII Giornata dell'economia svoltasi presso la Camera di Commercio, dove il presidente dell'Ente, Mario Sacco, ha incontrato i rappresentanti del mondo imprenditoriale.

«Ad oggi – ha esordito Sacco – sono 24.885 le aziende iscritte nel Registro delle imprese a fine 2013, ben 2.246 in meno rispetto al 2004 ( – 8,3%) e 502 in meno rispetto al 2012 (- 2%, dato peggiore rispetto al – 1,5% del Piemonte e allo 0,5% dell'Italia). Ad aver subito la contrazione peggiore, nel 2013, l'agricoltura, confermando peraltro il processo che sta interessando il settore, dove le piccole imprese vengono "inglobate" da quelle più grandi. Altro ambito in sensibile flessione è quello delle costruzioni (- 142 unità), mentre risultano in crescita le attività di alloggio e ristorazione (+ 2,7% in un anno e ben + 41,8% rispetto al 2004). Anche il terziario presenta un saldo positivo (+ 3%), dovuto principalmente ad un aumento delle attività immobiliari, dei servizi finanziari e assicurativi e dei servizi per le imprese. «Per quanto riguarda il comparto artigiano – ha sottolineato Sacco – il tasso di sviluppo è negativo, pari a – 2,9%. La perdita più consistente riguarda il settore delle costruzioni, che nel confronto decennale registra un dato positivo, dovuto all'estremo sviluppo passato, che si è poi scontrato con la crisi economica. Nell'ultimo anno, infatti, ha registrato una perdita di 142 imprese, dato che sale a 229 se si prende come riferimento l'ultimo quinquennio».

Per poi sottolineare come l'unica àncora di salvezza sia rappresentata dall'export, che si conferma il principale punto di forza dell'economia astigiana. Nel 2013 il valore delle merci esportate è di 1 miliardo e 450 milioni di euro, l'11,1% in più rispetto all'anno precedente, crescita nettamente superiore alla media nazionale (-0,1%) e regionale (+3,8%). In termini di valore, il settore predominante non è quello vitinicolo, come si potrebbe immaginare, ma quello metalmeccanico (principalmente indotto auto, + 38,8% rispetto al 2012, e macchinari ad impiego generale, + 10,5%), seguito da quello alimentare-bevande (+ 10,7%) e quello chimico-gomma-plastica (- 4,6%).

Imprese straniere in crescita
Le imprese a titolarità straniera a fine 2013 risultano complessivamente 2.440, registrando un tasso di sviluppo dell'1,5%. I settori di attività su cui si concentrano maggiormente sono l'edilizia (quasi un terzo del totale), il commercio (18,9%), i servizi (15%).

Attività femminili e giovanili in flessione
Le imprese condotte da donne a fine 2013 sono 6.103, quasi un quarto del sistema imprenditoriale astigiano, segnando un -2,8% rispetto al 2012, inferiore alla media regionale (-1,5%). Gli ambiti di attività in cui la presenza femminile è più forte sono l'agricoltura (34%), i servizi (22,9%), il commercio (22,7%).
In calo anche le imprese giovanili, ovvero quelle condotte da giovani con meno di 35 anni: in totale sono 2.345 e nel 2013 hanno registrato una flessione del 5,6% rispetto al 2012. I settori di attività che contano il maggior numero di imprese condotte da giovani sono il commercio (23,7% del totale), le costruzioni (23,3%), i servizi (18,5%).

Disoccupazione giovanile: cala ma resta a livelli elevati
Preoccupanti i dati sulla disoccupazione. Le persone in cerca di occupazione a fine 2013 sono 9.500, 2.300 in più rispetto all'anno precedente, tanto da spingere il presidente Sacco a definire il 2013 "annus horribilis" da questo punto di vista. Il tasso di disoccupazione sale così al 9,6%, il più alto registrato dal 2005 ma ancora inferiore alla media regionale (10,6%) e nazionale (12,2%).
Il dato più preoccupante si conferma quello che riguarda la fascia d'età tra i 15 e i 24 anni (il 38% non frequenta corsi di apprendistato e non studia); un dato che negli ultimi anni è "schizzato" a cifre elevate (era al 15,7% nel 2008) ma che fortunatamente ha registrato una lieve flessione rispetto al 2012, quando era al 39,3%.

Cassa integrazione in diminuzione
La diminuzione, nel 2013, del ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende (- 22,4% il numero di ore autorizzate rispetto al 2012) potrebbe essere letto come un dato positivo, ma purtroppo non lo è. «Non è un segnale di uscita dalla crisi – ha subito precisato Sacco – ma è piuttosto l'effetto dovuto all'esaurimento delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali a livello nazionale».

Le testimonianze
A corollario della presentazione dei dati sono intervenuti Maurizio Cisi e Fabio Sansalvadore (Centro di ricerca per il monitoraggio del sistema imprenditoriale astigiano – Università di Asti), che hanno illustrato ulteriori dati significativi della situazione economica astigiana. Dopodiché la parola è passata a vari imprenditori locali che hanno raccontato la loro esperienza. Tra questi Marco Morra, titolare della "Nobil Bio Ricerche" di Portacomaro, che ha raccontato il percorso di crescita della sua azienda, appartenente al settore bio medicale, che non è stata intaccata dalla crisi economica anche per le lavorazioni di nicchia che svolge, tanto da potersi permettere di investire il 15% del fatturato in ricerca. Oppure Massimo Gamba, contitolare dell'azienda di famiglia "Gamba Giuseppe & C di Castell'Alfero, appartenente al settore meccanico (unico produttore nazionale di distributori di carburante con filiera interamente italiana), «che sta andando avanti nonostante le difficoltà causate dalla crisi».

Da parte sua Paola Malabaila, presidente dell'Unione industriale, ha ricordato come «il problema principale riguardi le aziende che non esportano, per cui si devono rivolgere ad un mercato interno stagnante, ricordando come in questo caso il 67% delle aziende abbia ordini da qui a tre mesi (fattore che non consente di effettuare investimenti). «Le soluzioni per ridare fiato alle imprese ci sarebbero – ha concluso – e ancora una volta voglio ribadirle: lo sbloccamento dei debiti da parte della Pubblica amministrazione verso le aziende (siamo in attesa di 61 miliardi), lo snellimento burocratico, la difesa delle potenzialità dei territori». A tal proposito ha ricordato che l'Unione industriale si sta spendendo in difesa dell'Istituto sperimentale per l'enologia di Asti «eccellenza che aiuta il mondo del vino, volano per l'economia locale».

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