La Cgil chiede maggiori garanzie e tutele per i lavoratori impegnati negli appalti e allo stesso tempo contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tre le imprese e lo fa con una raccolta firme finalizzata a una proposta di legge di iniziativa popolare. «Gli appalti pubblici rappresentano il 15% del Pil nazionale, ma la loro cattiva gestione, caratterizzata da una diffusa illegalità, alimenta il fenomeno della corruzione che…
La Cgil chiede maggiori garanzie e tutele per i lavoratori impegnati negli appalti e allo stesso tempo contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tre le imprese e lo fa con una raccolta firme finalizzata a una proposta di legge di iniziativa popolare. «Gli appalti pubblici rappresentano il 15% del Pil nazionale, ma la loro cattiva gestione, caratterizzata da una diffusa illegalità, alimenta il fenomeno della corruzione che, come conseguenza diretta ha, da un lato, la diminuzione degli investimenti esteri del 16%, e dall'altro, un aumento del 20% del costo complessivo degli appalti stessi -? denuncia Giovanni Prezioso, segretario generale Cgil Asti -? A pagare lo scotto di sprechi e inefficienza sono ancora una volta i lavoratori, centinaia nel solo astigiano, e come diretta conseguenza i cittadini. Non dimentichiamoci infatti che l'intera gestione della cosa pubblica e dei servizi, dal comparto socio-assistenziale, alla sanità, alle mense scolastiche, avviene tramite appalti. È chiaro che ci devono essere delle regole che tutelino il lavoratore e assicurino, al contempo, la continuità assistenziale e l'erogazione di un servizio professionale alla cittadinanza».
Milioni di lavoratori italiani, contesta la Cgil, non hanno tutele adeguate né sociali né nella legislazione. «Una situazione ulteriormente peggiorata dal Jobs Act -? prosegue Prezioso – Con il superamento dell'articolo 18 e del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, e la sostituzione del contratto a tempo indeterminato con quello a tutele crescenti, si disincentivano di fatto le clausole sociali per l'occupazione nei cambi di appalto e si produce una situazione in cui, anche per i lavoratori di lunga anzianità, vengono meno le tutele avute sino a ora in termini di licenziamento. L'articolo 7 del Jobs Act sul contratto a tutele crescenti, in particolare, si preoccupa di legare alla reale durata del servizio del lavoratore sull'appalto il risarcimento economico il che comparta, in sostanza, l'azzeramento dell'anzianità ogni qualvolta il lavoratore cambia appalto o sede di lavoro».
Pertanto, la legge di iniziativa popolare della Cgil chiede: la responsabilità solidale, vale a dire la responsabilità e il coinvolgimento per committenti, appaltatori e subappaltatori nel controllo del versamento dei contributi previdenziali e assicurativi, così come delle ritenute fiscali per quanto riguarda tutti i lavoratoti coinvolti nell'appalto stesso; la tutela del lavoro in caso di cambio di appalto, l'impegno cioè ad assorbire e utilizzare prioritariamente i lavoratori del precedente appaltatore (clausola sociale); un efficace contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese che "giocano" a un ribasso dei prezzi, a scapito delle condizioni di lavoro e in alternativa alla qualità e alle capacità imprenditoriali, mediante indici di congruità costi/prestazioni.
Giovedì, è stata proclamata una giornata nazionale di raccolta straordinaria di firme, in occasione della quale la Cgil Asti ha allestito un banchetto sotto i portici della sede di piazza Marconi. Proseguirà invece fino alla fine di aprile la raccolta firme presso le sedi di lavoro.
Marzia Barosso